Recensione di “Violetta”. Graphic novel.

“VIOLETTA”, graphic novel di Fabia Mustica – Algra Editore

Recensione a cura di Cinzia Corsaro

Violetta, più che un fiore, un simbolo di denuncia contro ogni violenza perpetrata contro la Donna.  

Ho avuto modo di conoscere Fabia Mustica durante la premiazione del Cine Film Festival Etnaci, sezione Premio Letterario Etnaci 2021, ed è stato subito amore. E non poteva essere diversamente.

Fabia è una donna molto bella, dai tratti rinascimentali, con le sue mandorle azzurre incorniciate da un volto sobriamente armonico, impreziosito da una chioma riccia e rossa disciplinata da una semplice coda; e dal sorriso incantevole.

Eppure, appena inizia a parlare e a raccontare della sua Graphic Novel “Violetta” e delle motivazioni che l’hanno spinta a scriverla e disegnarla, non vedo più dinanzi a me la donna dalla bellezza eterea ma una Diana, guerriera e protettrice che mi ha segnata fortemente con le sue parole, dure e senza ipocrite parafrasi, come un pugno dritto allo stomaco.

Si, perché Fabia ha scelto di farsi coraggiosamente portatrice del dolore delle troppe donne vittime, ancora oggi, di abusi fisici e morali, e ciò attraverso la sua bellissima Graphic Novel “Violetta”, opera che va ben oltre il concetto di fumetto.

Mustica è cruda nelle sue parole, così come nelle immagini del suo libro, perché crudeli sono i fatti, veri, in esse raccontati.

Ammetto di aver faticato a credere che quelle storie orribili di bambine costrette a sposare uomini anziani, essere vendute come schiave del sesso o subire l’infibulazione per privarle del loro naturale piacere sessuale o, più comunemente, ahimè, di mariti che trattano le proprie mogli come punching-ball su cui sfogare le proprie frustrazioni, potessero ancora oggi, nel 2021, accadere.

Insomma, stiamo per mettere piede su Marte, come si può accettare che una società che si considera evoluta possa perpetrare simili abbomini? Eppure la violenza contro le donne sembra essere una di quelle costanti dell’umanità, radicate nel pensiero collettivo fino al punto da considerarle quasi “normali” perfino noi donne, quando permettiamo ad un uomo di farci del male, fisico o morale che sia, poco importa o tutte le volte che ci sentiamo in colpa o giudichiamo un’altra donna solo perché ha un rapporto sereno con la propria sessualità.

In Violetta Fabia denuncia questo stato di fatto, questa sorta di tacita accettazione di una violenza iterata dentro e fuori le mura domestiche, il più delle volte nascosta sotto una folta coltre di ipocrita perbenismo, e lo fa utilizzando immagini forti, senza filtri, senza edulcorazioni inutili, sbattendoci in faccia la mostruosità che si cela dietro ideologie religiose e convenzioni sociali che continuano ad istituzionalizzare questa empietà.

Violetta è il nome che Fabia dà a tante donne, di tutte le parti del mondo, unite dal dolore, riunendole in un’unica donna di cui racconta la storia, da quando nasce a quando invecchia. Violetta è tutte loro, in un crescendo di commozione che, pagina dopo pagina, ti fa crescere un nodo alla gola di rabbia e vergogna.

Rabbia per una violenza cieca e ingiusta destinata a passare sotto silenzio, trattandosi di argomento che spesso indispone le maschere puritane di una società di plastica troppo impegnata ad accumulare trofei alla propria vacuità, la cui illusoria perfezione non può essere turbata dalla sofferenza di un’innocenza violata, straziata, perduta.

Vergogna per l’indifferenza con cui guardiamo i lividi sulle braccia della nostra vicina di casa o collega d’ufficio, o della quale ignoriamo l’infelicità ed il dolore presenti nei suoi occhi, nelle sue mani tremanti; magari pensando che, in fondo, quelle botte, quelle sofferenze, se le sarà anche meritate.

Si, perché il maschilismo radicato nella nostra memoria storica, corroborato da storie fantasiose e dissacranti di quel Femminino Sacro che ha accompagnato l’era d’oro dell’umanità, dove la colpa di tutti i mali sono da attribuire alla donna – basti pensare a Eva, colpevole di avere mangiato la mela dall’albero di un dio iracondo e vendicativo – rende naturale credere che la donna debba necessariamente essere colpevole proprio in quanto tale e, dunque, sia del tutto naturale punirla.

Detta così vi sta venendo mal di pancia, vero? Sentite anche voi adesso il pugno allo stomaco? Non pensate che sia giunto il momento di uscire dalle caverne, posare le clave, e cominciare a meritare l’appellativo di Homo Sapiens Sapiens?

Vorrei ricordare a tutti noi che non esiste essere umano che non sia uscito dal grembo di una donna e perfino Dio, stando alle cronache, pare non abbia potuto farne a meno per far nascere il proprio Figlio.

La donna è portatrice di vita e ogni uomo che abusa di una donna, sta abusando di sua madre.

Sicuramente molti penseranno che questa sia l’ennesima goccia nel mare dell’ignoranza, e probabilmente lo è, ma vi invito a riflettere sulla favola del colibrì, che racconta, per chi non la conoscesse, di un piccolissimo colibrì che, quando nella foresta si scatenò un terribile incendio, mentre tutti gli animali scappavano, cominciò freneticamente a fare avanti e dietro verso il mare raccogliendo di volta in volta poche gocce nel becco che riversava sul fuoco; e quando il leone gli chiese perché facesse una cosa così stupida, considerato che con quelle poche gocce non avrebbe mai potuto spegnere l’incendio, il colibrì rispose semplicemente: “Faccio la mia parte”. Fabia Mustica, con Violetta, sta facendo la sua parte e, se tutti noi faremo la nostra, le gocce diventeranno un oceano e insieme avremo salvato la foresta.

In conclusione: perché leggere Violetta? Perché, sotto sotto, abbiamo tutti una coscienza.

Perché non leggere Violetta? Perché è sicuramente più facile mettere la testa sotto la sabbia che affrontare quella benedetta coscienza.

Buona lettura 🙂