Recensione di “Utz”

“UTZ” di Bruce Chatwin

Recensione a cura di Serena Donvito

“Le cose, riflettei, sono meno fragili delle persone. Le cose sono lo specchio immutabile in cui osserviamo la nostra disgregazione. Nulla ci invecchia più di una collezione di opere d’arte.”

Breve ma intenso. Un interessante viaggio nella Praga durante e dopo l’invasione sovietica. Il protagonista è Utz, eccentrico collezionista di porcellane di Meissen che deve vedersela prima con l’invasione nazista e poi con il regime comunista.

Questo breve libro è un percorso attraverso la passione e l’attaccamento per gli oggetti. Ci mostra cosa un uomo può arrivare a fare per quella che diventa una vera e propria ossessione e ragione di vita. Una vita malinconica, piena di oggetti ma in deficit di sostanza, avvolta in atmosfere oniriche precluse a chiunque altro.

Non sono una collezionista, né amo particolarmente le porcellane, ma ho trovato interessantissime le descrizioni degli oggetti menzionati (di cui sono poi andata a cercare le immagini) e ho amato la sottile ironia che in alcune parti s’impossessava del racconto.

“E io capii, mentre Utz faceva ruotare la statuetta alla luce della candela, che lo avevo giudicato male; che anche lui stava danzando; che per lui il vero mondo era il mondo di quelle figurine, e che, paragonate a loro, la Gestapo, la polizia segreta e furfanti vari non erano che creature di latta. Gli eventi di questo fosco secolo – i bombardamenti, i Blitzkrieg, i colpi di Stato, le purghe – erano, per quel che lo riguardava, altrettanti “rumori di fondo.”