Recensione di “Sulla collina nera”

“SULLA COLLINA NERA” di Bruce Chatwin

Recensione a cura di Serena Donvito

Si dice che questo di Chatwin sia un romanzo diverso dagli altri perché non parla di viaggi. In realtà anche questo è un viaggio, un viaggio all’interno della famiglia Jones.

Amos è un troglodita orgoglioso che non riconosce le capacità e il valore di sua moglie, che in più di un’occasione lo toglie dai guai.

“Niente può farti sentire più solo della solitudine di un matrimonio.”

Mary è una donna che ha accettato di fare una vita al di sotto delle sue possibilità e che sostiene il marito nonostante lui abbia periodi bui in cui arriva a picchiarla.

“C’erano giorni in cui aveva la sensazione di essere seduta da anni in quella stessa stanza umida e scura, in quella stessa trappola, di aver sempre vissuto accanto a quello stesso uomo irascibile. Si guardava le mani screpolate e piene di vesciche e sentiva che sarebbe diventata vecchia, rozza e brutta prima del tempo.”

I gemelli sono due ragazzi morbosamente dipendenti l’uno dall’altro e che soffrono sulla loro pelle i vicendevoli dolori.

“Mangiava, ma il pensiero che Lewis stesse mangiando altro cibo, da altri piatti, a un’altra tavola lo rendeva sempre più triste, e ben presto dimagrì e perse le forze. La notte allungava il braccio per toccare il fratello, ma la sua mano si posava su un cuscino freddo e senza una piega. Smise di lavarsi per paura di dover pensare che in quello stesso momento Lewis divideva magari il suo asciugamano con qualcun altro.”

Amos, contadino, vorrebbe che i figli invece di andare a scuola si limitassero ad aiutarlo nei campi, ed è solo grazie all’intervento della moglie se riusciranno a ricevere un po’ di istruzione.

Quando scoppia la guerra e anche Lewis e Benjamin raggiungono l’età per l’arruolamento, il padre fa di tutto per evitarlo. Per un po’ l’escamotage funziona, ma l’incapacità dei gemelli di stare distanti provoca un incidente che porterà Benjamin ad essere chiamato alle armi. Da ciò che questo causerà comprenderemo il motivo per cui i due fratelli non lasceranno praticamente mai la Collina nera, l’unico luogo in cui si sentono al sicuro.

La lettura mi ha lasciata un po’ interdetta.

È iniziata molto bene, appassiona, ti affezioni ai personaggi. Questa è una fortuna perché a un certo punto del romanzo è solo il voler conoscere la fine dei gemelli che ti spinge a proseguire.

Da un certo momento in poi la storia inizia a essere disordinata.

Personaggi, troppi, presi e buttati qua e là con le loro storie. Alcuni, addirittura, appaiono all’improvviso per poi sparire senza lasciare alcunché del loro passaggio.

Alcune vicende si allungano senza portare da nessuna parte, quasi per un ostinazione a voler scrivere altro. È come se l’autore si fosse perso, e mi sono chiesta se il motivo risiedesse nel fatto che ha tentato un viaggio la cui destinazione, in realtà, non gli apparteneva.

Prima parte: promossa; seconda: bocciata.