Recensione di “Stella Polare”

“STELLA POLARE” di Michela Castello

Recensione a cura di Beniamino Malavasi

“Ogni racconto racchiude in sé un messaggio di amore per la vita, instillando nella protagonista una maggiore consapevolezza e una nuova saggezza.” (da “Presentazione”).

Chi è Melissa? Una ragazza, una donna, un’anima, un tramite tra la realtà quotidiana e il noi stessi, la “Luce e la Speranza” (da “Presentazione”), messaggera di Lui, Voce udita da bambina divenuta Mentore spirituale nel suo percorso di crescita.

Sì, perché:

“la voce, anzi, una certa voce, diviene un veicolo prioritario di tutte le sensazioni emozionali perché porta con sé il valore della parola che pronuncia” (da “Il Paradiso perduto”).

Parole semplici e, per questo, pericolose, quelle che l’Autrice, per il tramite dei suoi protagonisti, trasmette al lettore:

“Tutti gli esseri umani nascono gli uni uguali agli altri. Poi ognuno di noi segue il suo percorso e fa le proprie esperienze in base a ciò che ha scelto e a ciò per cui è venuto al mondo. Allora, a seconda dei casi, indossa gli abiti che gli servono per quelle determinate circostanze. Ma il corpo e l’anima sono puri, spogli e liberi da tutti gli orpelli. Non stupirti quindi se ognuno recita un ruolo diverso a seconda delle occasioni. Quello che conta, non dimenticarlo mai, è la persona in quanto essere umano, non il lavoro che svolge.” (da “La vendemmia”)

Perché, non dimentichiamolo:

“Essere esseri umani significa anche soggiacere, talvolta, al peso delle sensazioni inferiori; esserne posseduto è un dramma, viverle sporadicamente ed essere consapevoli del loro errore è già una conquista.” (da “Il Paradiso perduto”).

Ricerca interiore che inevitabilmente non può non ricondursi al riappropriarsi della Natura, di ciò che Essa è e di ciò che Essa può darci e trasmetterci:

“Vedi, il bucaneve ti sta dimostrando che, anche di fronte alle peggiori difficoltà, la vita va avanti e c’è sempre speranza. La fede, l’amore e la determinazione trionfano sempre sul gelo della neve e i pregiudizi e le credenze della gente. Il bucaneve è piccolo, delicato, fragile. Sfidando però ogni anno il freddo e la rigidità dell’inverno, uscendo fuori dimostra che c’è sempre la possibilità di rinascere a nuova vita. Lui chiede alla neve di sciogliersi e di lasciarlo uscire, lei obbedisce. Si sposta e si ritira, disarmata nel constatare così tanta forza di volontà in quel piccolo fiore” (da “Il bucaneve”).

E a chi scrive tornano in mente le parole di Henry David Thoreau (non per nulla richiamate in apertura di “Dono di Natale”) e di Walt Whitman:

“What good amid these, O me, O life?

                          Answer

That you are here – that life exists and identity,

That the powerful play goes on, and you may contribute a verse.”

Stella Polare: pagine non da leggere ma da meditare e da applicare.

Buon lavoro.