Recensione di “Nero catrame”

“NERO CATRAME” di Carola Cestari

Recensione a cura di Beniamino Malavasi

Vancouver, British Columbia, Canada.

È qui che Carola Cestari ambienta Nero catrame, poliziesco classico (modello 87° Distretto di Ed McBain per intenderci) con variante onirica.

Anna: infanzia disastrata, autolesionista –

“Queste, che indosso con onore, sono le mie cicatrici di guerra” (dirà di sé) –

vede nell’arruolarsi in polizia la sua ancora di salvezza.

Due le direttrici che Cestari assegna al percorso della sua protagonista che, per forza di cose, non possono che intersecarsi.

L’una: personale. Anna che affronta il suo passato, il nero catrame (titolo eloquente del romanzo) che rischia di seppellirla.

L’altra: professionale. Un intervento (all’apparenza di routine) seguito a una chiamata di vicini stanchi di udire urla provenienti da un appartamento catapulta Anna poliziotto in una indagine che sente toccarla da vicino…

Il punto di intersezione? L’aver salvato Thomas, fratellastro vittima di una banda di pedofili ma, ancor prima, vittima (come Anna) di una madre non proprio esemplare.

E, poi, c’è Angus, il sogno ricorrente, il falco guida nella giungla dei suoi pensieri. Ma è solo un falco, rectius: solo un sogno?

Tutto chiaro, no?

Nì…

In effetti, terminata la lettura, ci si accorge che l’Autrice ha giocato col lettore mostrandogli, con una mano, le soluzioni che cercava e, al contempo, con l’altra mano, nascondendogli l’uscita dalla sua Opera.

Cestari è brava a muovere anche i cosiddetti comprimari, siano essi colleghi (non amici…) della Nostra o suoi nemici; e lo fa nel modo giusto, stuzzicante: una battuta, un affacciarsi, un silenzio…

Giusto mix tra introspezione e azione, pagine che si leggono agevolmente e…

“No, Thomas. Io non sono una vittima. Sono una sopravvissuta…E una guerriera”

Buona lettura!