Recensione di “Michael mio”

“MICHAEL MIO” di Amos Oz

Recensione a cura di Serena Donvito

Questa storia si può descrivere in due righe: è il dipinto di un matrimonio naufragato ancor prima di venir celebrato.

“Mi chiedo come ci si possa sentire a casa propria in questa Gerusalemme, anche dopo averci abitato per secoli… Sei una città di cortili cintati, e la tua anima è sigillata dietro tetre mura sormontate da schegge di vetro. Non esiste nessuna Gerusalemme. Hanno lasciato cadere deliberatamente soltanto qualche briciola per ingannare un popolo innocente. Scatole dentro altre scatole, e mai si può raggiungere l’essenza.”

Queste parole possono sembrare la descrizione di una Gerusalemme provata dalla guerra, e sì, è così, ma c’è di più. È anche la descrizione del matrimonio tra Hannah e Michael. Qualcuno ha definito Hannah, la protagonista di questa storia, una moderna Emma Bovary. Non sono assolutamente d’accordo. Ho detestato Emma, tanto quanto ho compreso Hannah.

Hannah e Michael, due anime tanto, troppo diverse, che si sono aggrappate l’una all’altra, quasi consapevoli dell’errore, ma ugualmente decise a commetterlo, per dare la possibilità agli eventi di smentire le previsioni.

I libri di Oz sono un po’ come una coperta calda e una bella tazza di tè. Le sua prosa ti avvolge in un abbraccio caldo, quasi consolatorio, ma le sue parole hanno un gusto forte e deciso.

Oz è riuscito a riportare in modo molto realistico l’essenza di una donna che si sente ingabbiata in una realtà che non le appartiene, che tenta a tutti i costi di far funzionare ma che in alcuni momenti non può fare a meno di sabotare.

Le frustrazioni di Hannah e la passività di Michael permeano ogni riga e ti tirano dentro questa storia da cui, in fondo, sai cosa aspettarti ma non sai come avverrà. Così, leggi, e riga dopo riga aspetti “quel momento”, quel punto di rottura di cui si percepisce l’inevitabilità.

Oz si conferma, per quanto mi riguarda, uno scrittore da continuare a scoprire.

“Una delle ragioni per cui mi piace dormire è che detesto prendere delle decisioni. Anche nei sogni alle volte ci si trova in situazioni imbarazzanti, ma alla fine qualche forza misteriosa decide per te. Sei libera di sentirti come una barca guidata dal sogno stesso, mentre la ciurma dorme. Una amaca leggera e gabbiani alti nel cielo e il mare, calmo come uno specchio in superficie ma turbolento nella profondità dei suoi abissi. Il fondo del mare di solito è rappresentato come qualcosa di freddo. Ma non è sempre così. Ho letto di correnti calde e di vulcani sommersi che sprigionano calore. In certi punti dei gelidi abissi oceanici si nascondono cavità infuocate.”