Recensione di “Malinverno”

“MALINVERNO” di Domenico Dara

Recensione a cura di Antonella Raso

A parer mio, Malinverno è un romanzo malinconico, impregnato di una dolcezza che a volte sconfina nel dolore; ti coinvolge in profonde riflessioni sulla solitudine e sul senso dell’esistenza.

“Perché la vita che viviamo o che pensiamo di vivere avviene tutta nei pochi centimetri quadrati della nostra scatola cranica, che gli eventi memorabili e unici della nostra esistenza accadono nella nostra testa…. Che noi non siamo quello che abbiamo vissuto: siamo quello che abbiamo pensato”.

Mi ha conquistata. Eppure non sono una romantica sognatrice, ma so già che mi mancherà molto questo libro.

Una breve descrizione della trama.

In un momento non definito, in un paese chiamato Timpamara, si dipanano le avventure di Astolfo Malinverno, orfano di entrambi i genitori e zoppo dalla nascita, bibliotecario al mattino e guardiano del cimitero nel pomeriggio.

Malinverno è un assiduo lettore che mescola le trame dei romanzi – per i quali inventa nuovi finali – con la vita dei suoi compaesani e delle persone che interagiscono con lui.

È un personaggio coraggioso ed empatico, con la capacità di farmi viaggiare attraverso i libri; e con un grande rispetto nel maneggiare il dolore dei vivi per i propri defunti.

Avevo già avuto conferma della bravura di Domenico Dara leggendo Breve trattato sulle coincidenze, e anche questa volta l’Autore non mi ha delusa.

In questo romanzo, il modo di scrivere di Dara è delicato e avvolgente; la storia è particolare e l’atmosfera suggestiva.

Lo consiglio a chi ha voglia di una lettura leggera, a chi ha voglia di evadere dal presente e viaggiare attraverso le pagine profumate dei libri che si trovano all’ interno della biblioteca di Timpamara.

“Quando venni al mondo avevo dodici anni, cinque mesi e centosessanta quattro ore. Perché non nasciamo il giorno in cui vediamo la luce, nell’attimo in cui braccia sconosciute ci trascinano nell’infinito e indecifrabile corso della storia, ma molto prima, quando il pensiero di noi si è insinuato nella mente ancora libera di uomini e donne, quando il nome di un essere inesistente appare nell’orizzonte sfumato.”