Recensione di Loney

“LONEY” di Andrew Michael Hurley

Recensione a cura di Serena Donvito.

“Spesso mi dicevo che laggiù c’era troppo tempo. Che quel posto ne era ammorbato. Infestato. Il tempo non scorreva via come avrebbe dovuto. Non aveva dove andare, e non c’era nessuna modernità che lo spingesse avanti. Si accumulava come facevano le acque luride nelle paludi, e rimaneva a stagnare in quello stesso modo.”

Avevo proprio bisogno di una lettura così, che mi rapisse totalmente, facendo sì che mi estraniassi da tutto il resto. Questo è l’effetto provocato da questo libro.

La storia è molto semplice: sei fedeli si recano per la Pasqua in un luogo a loro conosciuto, in cui andavano abitualmente fino a qualche anno prima, e in cui sperano di poter trovare il miracolo per il figlio di due di loro, Andrew.

Ad accompagnarli ci saranno il loro nuovo parroco, Andrew, e suo fratello, “Tonto”.

Ed è proprio quest’ultimo che ci narra la storia di questo posto che viene chiamato Loney, dei suoi misteri, delle persone che lo popolano, di strani rituali che avvengono e di cosa è successo durante quel viaggio che ha cambiato la vita di tutti loro, e svelato una realtà difficile da accettare.

L’Autore non ha giocato sui colpi di scena, ma ha puntato sulle atmosfere. Tutto è cupo, sospetto; il pericolo si nasconde nella normalità, si annusa ma non si riesce a vedere. Hurley approfitta di scenari apparentemente rilassati per portare in luce aspetti dell’animo umano che, religione o meno, non si riescono a nascondere.

Mi è piaciuta la storia, il contesto e, soprattutto, la capacità di sviluppare un’idea apparentemente semplice in qualcosa di catalizzante.

“Da bambino, quando credevo a tutto ciò che padre Wilfred diceva a proposito dell’inferno e della dannazione, il Giorno del Giudizio mi procurava infinite notti insonni a Moorings. Immagino fosse perché, in un certo senso, conoscevo già il luogo che raffigurava – e questo significava che poteva essere tutto vero.”