Recensione di “L’enigma della camera 622”

“L’ENIGMA DELLA CAMERA 622” di Joël Dicker

Recensione a cura di Alessandra Ottaviano

Nella camera 622 del Palace de Verbier, un lussuoso hotel sulle Alpi svizzere, la notte dell’elezione del presidente di una prestigiosa banca d’affari di Ginevra, viene commesso un omicidio.

Molti anni dopo uno scrittore (l’Autore stesso che si è inserito nel romanzo) si trova in vacanza nel medesimo hotel; spinto dalla curiosità di una giovane donna, conosciuta al Palace, che lo stuzzica con l’idea di scrivere un romanzo proprio su tale fatto di cronaca, comincia a indagare su questo misterioso assassinio rimasto irrisolto

Un cold case ambientato nel suggestivo scenario dell’Albergo, dove passato e presente si intrecciano di continuo dando vita a una trama intrigante e ricca di colpi di scena, dove anche l’identità della vittima resta ignota per oltre quattrocento pagine. E, sullo sfondo, una tormentata storia d’amore.

Dicker ha la capacità di creare personaggi particolari, alcuni meno credibili di altri ma comunque fantasiosi, anche grazie alla ormai nota lunghezza delle sue opere, che gli permette di tratteggiarli accuratamente e racchiudere in loro una vasta gamma di sentimenti umani.

Con uno stile fluido e pulito l’Autore ha imbastito una trama originale che intreccia i fatti al tempo in cui è avvenuto l’omicidio con quelli della sua indagine personale al tempo presente inserendovi, altresì, un omaggio al suo editore e mentore recentemente scomparso.

Anche il finale risulta imprevedibile e per nulla scontato.

Non amo particolarmente le vicende giocate sul filo sottile realtà/ finzione; qualche passaggio risulta poco credibile.

È, comunque, innegabile il talento di Dicker quale romanziere: con audacia esce dai canoni battuti del giallo, da un lato sconfinando nella fantasia pura e, dall’altro lato, rivelando il suo lato di sognatore che ci ha incantato nel suo inarrivabile libro d’esordio “La verità sul caso Harry Quebert” che, per me, resta il suo romanzo più riuscito.

“La vita è un romanzo di cui già si conosce la fine: il protagonista muore. La cosa più importante, in fondo, non è come va a finire, ma in che modo ne riempiamo le pagine. Perché la vita è come un romanzo, deve essere un’avventura. E le avventure sono le vacanze della vita.”