Recensione di “L’eco della morte”

“L’ECO DELLA MORTE” di Massimo Mirandola

Recensione a cura di Beniamino Malavasi

Dunque…

… Il Lettore non deve essere oggetto di trucchi e raggiri diversi da quelli che il criminale usa legittimamente nei riguardi dell’investigatore…

… Bisogna arrivare a smascherare il colpevole attraverso deduzioni logiche, non per coincidenze o per caso, o per una confessione non motivata…

… In ogni romanzo poliziesco deve esserci un poliziotto e un poliziotto è tale in quanto indaga e deduce…

… In un romanzo poliziesco deve esserci almeno un morto che più è morto, meglio è…

(Estratto dalle “Venti regole per il delitto d’autore” suggerite da S.S. Van Dine).

Ancora…

È stato detto che «nessuno si interessa del cadavere». È una sciocchezza, non tiene conto di un elemento di indubbio peso…

… Il paradosso del romanzo giallo è che, mentre la sua struttura ben di rado resiste all’attenta indagine di una mente analitica, è precisamente a questo tipo di menti che piace di più…

(Estratto da “Sempre sul giallo” di Raymond Chandler)

A distanza di un anno dalla sua opera prima, Massimo Mirandola torna offrendo ai lettori il sequel – atteso, per non dire, preannunciato dal finale tronco-aperto – de “I passi della follia”, “L’eco della morte”, per l’appunto, nuova indagine diretta dal commissario Marco Balzani.

È un work in progress quello di Mirandola.

Invero, se con “I passi della follia” può dirsi che l’Autore abbia adempiuto l’obbligo morale di presentarci il Balzani-uomo e il Balzani-investigatore: passato, presente, difetti, amori; con “L’eco della morte” Mirandola può concentrarsi sull’obiettivo: l’indagine a tutto campo.

Proprietà di linguaggio, ritmo serrato, colpi di scena: Mirandola non tradisce le aspettative dimostrando anzi, confermando, di sapersi muovere agevolmente nel mondo delle forze dell’ordine quanto a regole, codici di comportamento, catene di comando, ruoli…

Sempre Chandler affermava che: “L’interesse amoroso quasi sempre indebolisce un racconto giallo perché introduce un tipo di tensione contrario a quello dell’investigatore per risolvere il problema… Un buon investigatore non si sposa mai.”

Chissà se il buon Mirandola concorda con quanto detto da uno dei Maestri del genere. Certo è che “L’eco della morte” si pone su quella linea guida: niente rosa (nonostante l’ingresso di un nuovo personaggio femminile), solo piombo e sangue; il tutto a ulteriore dimostrazione di una “maturità espressiva” acquisita strada facendo dall’Autore.

Maturità che emerge, altresì, in un avvenimento della vicenda narrata; avvenimento che, cosa importante, rende credibile la trama: lo scendere a compromessi di Balzani…

Ciò non toglie che Mirandola sembra divertirsi (quasi) a prendersi gioco del lettore: non tanto per lo schema – finale già adottato ne “I passi della follia”, quanto per la sorte delle aspettative ingenerate nel lettore nelle pagine iniziali del romanzo (ah, quel nome) …

Buona lettura!