Recensione di “L’animale femmina”

TITOLO: “L’animale femmina”

AUTORE: Emanuela Canepa

CASA EDITRICE: Einaudi – Collana: Stile libero big

PAGINE: 260

GENERE: Romanzo

ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2018

Recensione a cura di Antonella Raso

“L’animale femmina” è il romanzo d’esordio di Emanuela Canepa, vincitrice con la sua Opera del Premio Calvino 2017, il premio italiano più importante assegnato ai nuovi autori.

L’Autrice è romana, ha cinquantaquattro anni e lavora come bibliotecaria presso l’Università di Padova.

Con una scrittura molto scorrevole e lineare, questo romanzo narra la storia di una ragazza insicura, che affronta un percorso di maturazione personale.

“Accantono la delusione con noncuranza un po’ infantile. Pazienza, mi dico. Non era importante. Mi posso concedere una bugia sull’ altare della sopravvivenza emotiva per non farmi rovinare una giornata speciale.”

Trasferitasi a Padova, per sfuggire al dominio di una madre opprimente, la protagonista studia medicina e conduce una vita inconcludente: il lavoro al supermercato non la soddisfa, i soldi non bastano mai, a fatica riesce a dare gli esami; finché l’incontro fortuito con un misterioso avvocato le cambierà la vita.

È meglio essere prudenti, nessuno ti regala mai niente”

Un romanzo da cui mi sarei aspettata un po’ di più; la trama è interessante, intervallata da qualche capitolo che racconta la giovinezza dell’avvocato, i suoi disagi, e devo dire che questi flash back sono anche avvincenti. Per quanto riguarda la protagonista, Rosita, è un raccontare abbastanza piatto.

Forse quello che mi infastidisce del romanzo è proprio l’atteggiamento remissivo di Rosita verso le pressioni psicologiche a cui viene sottomessa dalle persone che la attorniano. È una donna in costante lotta per l’affermazione del suo diritto di essere femmina.

“Mi fa sentire vulnerabile, infelice e prigioniera. Perché lì tutti mi conoscono, ed è impossibile sfuggire all’ombra lunga di quello che gli altri pensano di sapere su di me.”

Un libro che ti mette davanti ad una verità scomoda, fatta di misoginia, di violenza psicologica e di disprezzo.

Voto 85/100