Recensione di “La terra degli uomini integri”

“LA TERRA DEGLI UOMINI INTEGRI” di Antonio Gentile

Recensione a cura di Serena Donvito.

Quella qui narrata è la vita di Thomas Sankara, Presidente del Burkina Faso, che, a trentasette anni venne assassinato per aver cercato di spezzare la sudditanza a cui i suoi predecessori avevano condannato la sua terra. Il problema è che ci stava riuscendo…

Una storia di cui si parla poco, purtroppo. Un romanzo scritto bene, che coinvolge e ti trascina nelle sue dimensioni senza che si abbia modo di rendersene conto. Dalla prima pagina alle note dell’Autore, tutto diventerà spunto per intense e amare riflessioni.

“Ci stiamo disgregando alla ricerca di quello che loro chiamano benessere. Ci inoculano il piacere del denaro come un virus. Il colonialismo non è finito, amico mio, l’hanno solo camuffato. E in questa nuova veste è ancora più tremendo.”

Esistono modi giusti o sbagliati in cui parlare di un libro?

Non so. Quello che so è che, in genere, quando termino la lettura di un romanzo, ho subito voglia di scriverne. In questo caso, invece, no. Mi sono chiusa in una sorta di bolla perché avevo bisogno di metabolizzare quello che avevo letto, ragionare e dare spazio a tutte le considerazioni che questa lettura mi ha scatenato. Mi sono sentita destabilizzata, e solo in un secondo momento ne ho compreso il motivo.

Ormai, nella maggior parte dei casi, ci muoviamo su un terreno melmoso dove l’”IO”, il tornaconto personale, i soldi e l’apparente prestigio la fanno da padrone. Siamo in qualche modo assuefatti. Accendiamo la TV, la radio, leggiamo i giornali e veniamo assaliti da notizie di guerre, violenze, omicidi, suicidi, vittime innocenti, abusi… Tutto questo ci sconvolge ma, diciamoci la verità, un po’ ci siamo abituati. Le cattive notizie ci turbano ma non più come le prime volte. È come se avessimo tirato su una piccola armatura che no, non ci protegge totalmente, lascia scoperte alcune parti che vengono toccate, ma con ferite che poi, grazie al tempo, alla famiglia, al quotidiano, si rimarginano.

Questo libro, quando ti lascia entrare, ti fa spogliare di ogni protezione, perché ha un profumo di speranza talmente intenso da riuscire a coprire la puzza di marcio e rassegnazione che in questo periodo ci avvolge; perché troviamo un bambino, una famiglia, calore e, nonostante le difficoltà, anche un po’ di divertimento. Piano piano il clima cambia, ma la storia ci ha talmente sedotto che non pensiamo a rimettere l’armatura, quindi, quando arriviamo alla fine, veniamo feriti perché facciamo i conti con una storia vera, con la morte di una persona buona per i motivi più biechi, perché il bene non è riuscito a vincere sul male, perché ci chiediamo qual è il limite alla cattiveria dell’uomo… Ma, poi, esiste un limite? Come abbiamo fatto a diventare così?

Queste e mille altre domande e considerazioni sono state smosse da questa lettura intensa.

Ho quarantadue anni, leggo da quando ne avevo cinque, e in questi trentasette anni sono solo tre le letture che mi hanno lasciato addosso tutto questo, e non solo per la storia, perché la storia bisogna anche saperla scrivere…

Questi libri sono:

La battaglia di John Steinbeck;

Il sale della terra di Jeanine Cummins;

La terra degli uomini integri di Antonio Gentile.

“Se è vero che vi siete arruolati per difendere il vostro Paese, io oggi vi dico che i nostri nemici non si combattono più con le armi ma con lo spirito e la mente, perché i veri nemici del nostro popolo sono coloro che vogliono tenerlo nell’ignoranza.”