Recensione di “La spia di Richelieu”

“LA SPIA DI RICHELIEU” di M. G. Sinclair

Recensione a cura di Serena Donvito.

“Ci volle del tempo per superare l’orrore, e anche quando la sua ricerca ebbe finalmente inizio furono i vivi a inquietarlo più dei morti. Poteva passare oltre ignorando i cadaveri, ma fu costretto a guardare negli occhi i moribondi che chiedevano aiuto, incontrando i loro sguardi, consapevole che non c’era niente che potesse fare. Fino a quando, come i soldati, anche lui imparò a distogliere lo sguardo, un’alternativa migliore a quella di dare loro false speranze.”

L’Autore ci guida indietro nel tempo, nel 1608, e ci fa conoscere Sebastian. Sebastian è un nano e, a causa di questo, la sua vita sarà costellata da difficoltà, violenza gratuita e umiliazioni; il tutto sin da bambino. Ma qualcosa cambia quando le vicissitudini lo portano a Parigi per diventare giullare di corte.

È con occhi velati che ho terminato questo libro dal quale facevo fatica a staccarmi. Sebastian è una delle figure più intense che abbia incontrato nelle mie letture. Simbolo di forza, tenacia e determinazione.

Non è coraggio se non hai paura, si dice, e questo personaggio ne è la più intensa dimostrazione. Non nasconde mai i suoi timori che spesso si trasformano in puro terrore, ma la sua mente, abituata sin da piccolo a lavorare in cerca di soluzioni salvavita, dopo i timori iniziali, si attiva e lo guida verso le più disparate vie d’uscita. La sua intelligenza e parlantina lo aiutano a districarsi in un mondo di giganti che vedono in lui un innocuo invisibile buffone.

Il contesto storico è crudo e ben delineato. Per merito delle descrizioni non ho fatto fatica a visualizzare i movimenti di Sebastian in quei luoghi che nascondevano per lui insidie in ogni angolo e, grazie alla bellissima copertina, gli ho dato un volto che ha accompagnato la sua figura lungo tutta la storia, facendomelo amare ancora di più.

È una lettura viscerale, che segna, e lasci con malinconia.

“Il suo nome non sarebbe stato ricordato negli annali di storia, ma lui era uno dei grandi anonimi: i negoziatori, i diplomatici e le spie che componevano le mani dello Stato. Aveva comunque lasciato il segno, indelebile come le lettere incise di fronte a lui.”