Recensione di “La runa bianca. Il canto delle stelle”

“LA RUNA BIANCA. IL CANTO DELLE STELLE” di Elisa A. J. Molteni

Recensione a cura di Beniamino Malavasi

Sullo sfondo della guerra per accaparrarsi il palladium, metallo dalle qualità, rectius, poteri sconfinati, il conflitto – scatenato dalla sorte da destinare a una giovane sacerdotessa catturata dal più vecchio, ed erede al trono, dei fratelli – tra i rampolli reali della città di Ozù infiamma le pagine di questo corposo romanzo dal finale per nulla scontato, anzi…

Honor, Kyros, Souila, Althea, Mimeth: il lettore è chiamato fin da subito a familiarizzare con i protagonisti di un fantasy ben congegnato, che parte in sordina per poi esplodere nell’epilogo che lascia piacevolmente stupiti per la soluzione adottata dall’Autrice.

Invero, Molteni non ha lesinato studio e lavoro per costruire personaggi forti, ben delineati, vittime di un Destino già segnato e al quale pare impossibile ribellarsi.

E la bontà dell’Opera si desume dall’attenzione che richiede la lettura: “La runa bianca” non è il “solito” libro dove, anche se si salta qualche riga (o qualche pagina), non si perde il filo del discorso stile soap opera tipo The Bold and the Beautiful… Al contrario, ogni riga, ogni pagina, è pregna di input, di messaggi, di istruzioni per comprendere al meglio cosa accadrà nella scena successiva.

La riprova di quanto detto sta nella struttura stessa del romanzo che Molteni concepisce inframmezzando la successione logico-temporale degli eventi con brevi flash back esplicativi del “perché” è accaduto ciò.

Poi ci sono loro: le rune.

Sono proprio esse – i segni di scrittura dell’antico alfabeto dei popoli nordici (definizione di runa tratta dal Vocabolario della lingua italiana “Lo Zingarelli 2000”) – le vere stars del libro in esame: le rune, infatti, sono utilizzate da Molteni non solo per identificare capitoli e numeri di pagina del suo scritto ma, anche, se non soprattutto, in virtù della valenza mistico-religiosa da sempre attribuita agli oggetti incisi con tali, specifici, simboli.

Ma: l’amore?

In effetti, in un romanzo di questo tenore parrebbe naturale aspettarsi baci, abbracci, effusioni, immagini hot… Ebbene, e qui si ha ulteriore conferma della bravura di Elisa A. J. Molteni, l’Autrice ha dimostrato di saper tenere in pugno una trama non semplice, non scontata, senza cadere nell’ovvia (leggasi: banale) scena/e di sesso pur di allungare il brodino e tenere avvinto il lettore al narrato.

Che altro aggiungere? In attesa di un’altra prova di Molteni – e tutto lascia immaginare che ci sarà… – godiamoci questa “Runa bianca” con tutta la sua potenza e tutto il suo fascino!

Buona lettura!