Recensione di “La donna giusta”

“LA DONNA GIUSTA” di Sándor Márai

Recensione a cura di Serena Donvito

“Ci sono persone che riescono, con una specie di forza selvaggia e primitiva, a succhiare ogni vita dall’ambiente che li circonda, come nella giungla certe liane sottraggono ai grandi alberi l’umidità e le sostanze nutritive del terreno anche a centinaia di metri di distanza. È questa la loro legge, la loro peculiarità. Non sono maligne, semplicemente sono fatte così…”

Trama: lui, lei, l’altra, gli altri.

Questo libro è la dimostrazione per eccellenza di come si possa prendere un argomento che può sembrare apparentemente banale, già sentito, e trasformarlo in un’esperienza di lettura potente. Non ci sono temi di serie A o di serie B, etc… è la capacità di affrontarli, sviscerarli nel modo più intimo, maturo, sincero, introspettivo e senza banalità, a fare la differenza.

È sicuramente uno dei romanzi di Márai più potente letto fino ad ora: arreso, disincantato, vero, che grazie alle voci dei personaggi ci offre diverse chiavi di lettura della medesima situazione.

Osservazioni crudelmente sincere che ho già trovato in altri suoi scritti, ed è forse per questo che lui è per me la copertina di Linus. Leggerlo equivale a farsi guidare in un impegnativo percorso interiore che porta in superficie tante parole non dette, non ascoltate, pensieri chiusi al sicuro in una scatolina che guardiamo mantenendo le dovute distanze perché non vogliamo aprirla.

Ci vuole coraggio per vivere la vita, ma ce ne vuole ancora di più per viverla come desidereremmo farlo, spogliandoci di quelle che vengono considerate responsabilità e doveri verso gli altri, come se i nostri desideri, le nostre esigenze, i nostri sogni, non valessero mai abbastanza. Márai ci dice che non è mai troppo tardi per osare, ma ci avverte anche del fatto che una cosa, una volta ottenuta, può rivelarsi diversa da come l’avevamo immaginata. E il coraggio di un uomo, una donna, sta proprio lì, chiudere gli occhi e fare quel salto nel buio perché consapevole che comunque ne sarà valsa la pena, in quanto ciò che lascia non era ciò che realmente voleva, che tentare e fallire è sempre meglio che arrendersi.

Arrendersi alle circostanze è un po’ come guardare un film al doppio della normale velocità, perdi la bellezza dei contenuti, la preziosità dei dettagli, la magia dell’attesa, dell’inaspettato, e quando arrivi alla fine ti rendi conto che non ti è rimasto assolutamente nulla, perché in fondo quel film non l’hai osservato, ma visto, e la vita non l’hai vissuta, sei semplicemente esistito, e sopravvissuto a una guerra dove l’unico tuo nemico, eri tu.

“Nella vita ci sono momenti del genere, in cui si prova una sorta di vertigine e si vede tutto con assoluta lucidità: si riscoprono energie e potenzialità nascoste e si comprende che si è stati troppo codardi o troppo deboli. E sono i momenti in cui la nostra vita cambia.”