Recensione di “La bambola assassina”

“LA BAMBOLA ASSASSINA” di Hilda Lawrence

Recensione a cura di Beniamino Malavasi

Può un romanzo poliziesco essere noioso, per non dire tedioso?

Può un romanzo poliziesco vedere il protagonista (anzi, senza scendere in dettagli, i protagonisti) inserito di punto in bianco nella trama, più o meno a metà di essa, dando per scontato che il lettore lo conosca per averlo incontrato in altre opere della stessa Autrice?

Può un romanzo poliziesco essere strutturato solo in minima parte come tale, lasciando spazio a un gran numero di pagine dedicate a descrizioni e dialoghi utili solo ad “allungare il brodino”?

Può un romanzo poliziesco non indurre il lettore a proseguirne la lettura nonostante l’ora tarda?

Nella New York di fine anni ’40 del Novecento, Ruth Miller, commessa in un grande magazzino, felice di aver finalmente trovato un alloggio decorso in un pensionato per ragazze, scoprirà a sue spese che anche un’altra donna risiede in quello stabile. Una donna che ha marchiato in modo delebile il passato di Ruth; un passato dal quale la giovane pensava di essersi liberata. E quando anche un’altra ragazza rischia la vita…

Avviato con intenzioni di noir psicologico, con nomi su nomi buttati in pasto al lettore e che solo nel prosieguo sarà possibile collegare a protagoniste in carne e ossa, La bambola assassina perde quasi subito mordente, per riprenderlo solo in prossimità del finale quando, ormai, è tardi.

E dire che gli ingredienti per confezionare un buon prodotto ci sarebbero tutti, compresa la falsa pista, eppure… eppure il romanzo non decolla, a cominciare dal debole presupposto che ha dato il la alle indagini e a tacere di una delle scene clou, quella al cianuro per intenderci, del per nulla coinvolgente epilogo, scena che pare buttata lì a caso per come è presentata.

Peccato.