Recensione di “Il suggeritore”

“IL SUGGERITORE” di Donato Carrisi

Recensione a cura di Serena Donvito.

Una Squadra Speciale guidata dal criminologo Goran Gavila, che si avvarrà dell’aiuto di Mila Vasquez, un’investigatrice specializzata nella caccia alle persone scomparse, per risolvere il caso di cinque bambine svanite nel nulla.

Un thriller dall’effetto matrioska, che stupisce fino all’ultima pagina.

“Quel dottore le aveva anche detto che ci sono persone che, in un dato momento della loro esistenza, provano molto dolore, troppo, molto più di quanto possa tollerare un essere umano in tutta la vita. E a quel punto, o cessano di vivere, o sono ormai assuefatte.”

Ecco il mio quarto Carrisi in poco tempo, ormai è diventato quasi una materia di studio. 🤣

In questo libro ho trovato la conferma delle sue trame molto articolate, ricche di intrecci più o meno prevedibili.

Questo, tra i letti finora, è sicuramente quello che mi ha riservato più sorprese. Con i suoi approfondimenti procedurali e psicologici che arricchiscono la storia, Carrisi non lascia nulla al caso, ma conferma l’idea che mi ero già fatta, e cioè che la forza di questo scrittore sta nel suo stile. Sì, le indagini e la vicenda coinvolgono, ma è tutto il resto che ti calamita. Le atmosfere che crea, gli stati d’animo dei protagonisti che iniziano a circolare anche in te, la sua capacità di farti visualizzare i particolari usando poche parole. Durante la lettura vieni totalmente risucchiato dalle sue ambientazioni, e non solo cerchi di capire ciò che sta accadendo e prevedere ciò che accadrà, ma immagini proprio lui mentre elabora il tutto, e cerchi di capire come abbia fatto a pensare a quella cosa da collocare proprio lì. C’è da riconoscergli un ulteriore merito: nonostante le tante ramificazioni, non si fa mai difficoltà a seguire la storia, non si avverte mai il bisogno di fare un riepilogo mentale per chiarirsi le idee o recuperarle, perché il modo e l’ordine con cui svela tutto, fa sì che si formi una catena di pensiero che non si divide e non crea dispersioni.

“Ancora una volta, riflettè Mila, Alberto aveva portato alla luce l’ipocrisia di quella porzione del genere umano che si sente ‘normale’ solo perché non osa uccidere bambine innocenti tranciando loro un braccio. Ma che è capace di un crimine altrettanto grave: l’indifferenza.”