Recensione di “Il rapinatore gentile”

“IL RAPINATORE GENTILE” di Adriano Moraglio

Recensione a cura di Antonella Raso

Il rapinatore “gentile”, scritto da Adriano Moraglio, è un romanzo che si legge tutto d’un fiato, carico di adrenalina.

L’io narrante della storia è Oreste, che racconta la sua vita sotto forma di diario, ripercorrendone le tappe più significative.

Oreste era un ragazzo che non voleva una vita fatta di certezze ripetitive, la città in cui abitava gli stava sempre più stretta, bramava un mondo distante da costrizioni e consuetudini della società, voleva imprimere una svolta al suo destino.

E la sua vita verrà segnata da eventi importanti dopo i quali nulla sarà più come prima: le rapine, il carcere, la perdita dell’amata moglie.

Il romanzo in oggetto racconta la storia di un rapinatore gentile, che compie un notevole numero di rapine in diverse banche del nord Italia con, in mezzo, il tentativo di costruire una vita di affetti familiari e di lavoro onesto.

Ricco di dettagli non solo biografici ma anche sulla realtà del tempo narrato, nonché corredato da un utile dizionario gergale, il racconto di Oreste rapisce il lettore avvolgendolo nelle sue atmosfere di continua tensione, passione, ribellione.

Un libro d’azione, drammatico, veloce e ispirato, scritto con piglio deciso e che, con un linguaggio semplice e diretto, fornisce un esempio stimolante su come affrontare gli ostacoli della vita, anche quando appaiono molto ostici e sembrano insormontabili, e su come far emergere la propria forza interiore.

Qualsiasi sfida pone una scelta, ognuno di noi può aggirare l’ostacolo, cambiare le circostanze, allontanarsi dalle situazioni, andare in direzioni diverse, decidere di rialzarsi e iniziare una nuova vita, rinascere, proprio come ha fatto Oreste.

Il suo cammino verso il cambiamento non è stato una lotta per vincere scontrandosi contro le avversità che egli stesso si è creato, ma è stato un percorso di conciliazione di quei conflitti che, originandosi dentro di sé, si proiettano sullo schermo del mondo esterno rappresentato dalla propria esistenza quotidiana.

Laddove altri si sarebbero lasciati andare, sprofondando nella disperazione, durante la sua permanenza in carcere Oreste ha trovato nello studio e nello sport la giusta direzione.

Sostenuto anche dalla fede, la scintilla della dignità umana non si è mai spenta e, grazie all’ossigeno della libertà e al potere dell’amore dei suoi figli e dei suoi nipoti, oggi è tornato a brillare.

Questo libro trasmette un messaggio: la vita vale la pena di essere vissuta in qualunque situazione e l’essere umano è capace, anche nelle peggiori condizioni, di “mutare una tragedia personale in un trionfo”.