Recensione di “Il prezzo della felicità”

“IL PREZZO DELLA FELICITA’” di Valentina Fontan

Recensione a cura di Beniamino Malavasi

Arrivati all’ultima pagina, come la chiusura di un cerchio, torna alla mente il titolo di questo corposo romanzo: “Il prezzo della felicità”.

Ma a quanto ammonta il prezzo della felicità? Noi quanto siamo disposti a pagare per essere felici?

Domande di non facile risposte che inducono a riflettere su quanto appena letto.

Qual è il quantum pagato da Sarah, da Alec, dal duca Edgard Grenze (per citare solo alcuni dei protagonisti del libro) per giungere al lieto fine?

Sulle prime sembra facile rispondere: basta leggere le vicende che li vede coinvolti.

È dunque così semplice attribuire un valore alla – loro – felicità?

Soprattutto: che cos’è la felicità?

Teniamo presente che, se è pur vero che ciò di cui ci parla Valentina Fontan sono alta nobiltà, ricchezza e prestigio, è altresì innegabile che l’essere umano è sempre quello.

Ne discende che (forse) la risposta alla prima domanda è: sì; e che la risposta alla seconda domanda è indipendente dalla ricercatezza dell’abito indossato.

E non c’è “Ragion di stato” che tenga se persino Otto von Bismark, sì, proprio il Primo ministro del Regno di Prussia e, successivamente, Primo Cancelliere dell’Impero Tedesco, finisce col suscitare simpatia nel lettore, inevitabilmente costretto a parteggiare per lui (e per i suoi intrighi).

Merito di Valentina Fontan, abile a tenere le fila in modo lineare e coerente di una trama che si sviluppa ben oltre le quattrocento pagine, tra amori, spie, complotti, congiure e viaggi intercontinentali (siamo pur sempre nella seconda metà dell’Ottocento…).

E così il romanzo in esame ben può suddividersi in parti – diciamo: Introduzione; in Germania; in Africa Sud Occidentale; il ritorno; in Russia; Epilogo; parti tra loro sì legate ma non segnate sulla carta eppure facilmente intuibili – che segnano non solo la comparsa, via via, di nuovi e, sotto certi aspetti, fondamentali per lo sviluppo del narrato, personaggi ma, anche, se non soprattutto, l’evoluzione, rectius, la maturazione di quelli già noti.

Certo, parlare di maturazione di bastian contrari come Sarah e Alec o di soggetti impermeabili al Mondo come il duca Grenze può apparire eccessivo eppure… eppure la natura umana, seppure con i suoi tempi, non conosce ostacoli.

S’è detto di viaggi intercontinentali e di Africa Sud Occidentale. Ebbene, anche qui un plauso all’Autrice è doveroso: è da ritenere che ben pochi lettori siano a conoscenza delle vicende storiche vissute da Walvis Bay, città dell’odierna Namibia, all’epoca dei fatti narrati enclave inglese nella colonia tedesca dell’Africa del Sud-Ovest. Situazione geopolitica ottimale per imbastire una missione segreta…

Quanto a consensi riscossi non può, poi, sottacersi il ruolo svolto da due protagonisti, se vogliamo, minori ma le cui spalle reggono pagine significative della trama. Parliamo di Karl Krämer, investigatore privato della famiglia Grenze, e di Franz, maggiordomo della tenuta di Alpatraum, residenza di campagna della famiglia Grenze: scafati, vigili, sempre un passo avanti.

Si legge tutto d’un fiato “Il prezzo della felicità”, nonostante qualche imprecisione nell’uso della punteggiatura e qualche defaillance nell’identificare chi dice/fa cosa; piccoli difetti “di gioventù” che non inficiano la bontà del risultato finale.

Gli stessi ritmo e tensione narrativa creata dall’Autrice, grazie anche ai continui colpi di scena, sono più che soddisfacenti: il lettore è spinto a girar pagina per scoprire cosa accadrà di nuovo.

Ecco dunque in cosa possa consistere la felicità e a quale prezzo conseguirla: acquistare e leggere un romanzo come questo, una piacevole scoperta.