Recensione di “Il cantastorie di Marrakech”

“IL CANTASTORIE DI MARRAKECH” di Joydeep Roy-Bhattacharya

Recensione a cura di Serena Donvito

“Forse c’è ragione di credere al filosofo il quale, con suo sgomento, capì che la verità altro non è se non qualcosa che si trasforma nell’istante stesso in cui è rivelato, divenendo in tal modo solo una delle molte opinioni possibili, aperta al dibattito, al dissenso, alla polemica, ma anche, inevitabilmente, alla mistificazione.”

È su questo tema che gioca il libro: la verità di ognuno e la sua mistificazione.

La meravigliosa piazza di Jemaa el – Fna, con i suoi colori, profumi e arti, fa da sfondo a questa storia.

Due turisti sono stati avvistati in quel luogo e in altri di Marrakech, ma un giorno la coppia scompare. Hassan, cantastorie e fratello di colui che si è dichiarato colpevole dell’omicidio dei due, raduna intorno a sé coloro che li hanno visti, sperando di riuscire a scoprire, grazie alle testimonianze, la verità.

Salti temporali nel passato per ricostruire l’infanzia di Hassan e la sua famiglia ci accompagnano in questo percorso fatto di dubbi e contraddizioni. Ognuno racconta la sua verità, le sue percezioni.

Possono le stesse persone scatenare in ogni individuo sensazioni diverse? Su una cosa però sono tutti concordi: la bellezza della donna e la sua capacità di calamitare, rapire i sensi di coloro che la incontrano. È come se tutti, al suo cospetto, entrassero in una sorta di trance da cui è difficile uscire, anche dopo diverso tempo.

La scrittura è fluida, un pennello su tela. Tutto è accattivante, mai ridondante, e vista la costruzione del tema di base, l’autore è stato a mio avviso bravissimo, perché non ha mai banalizzato la storia e non l’ha resa un continuo déjà vu.

Si tratta di un libro armonico ma labirintico, per gli amanti degli enigmi e delle atmosfere oniriche, che ci apre anche un interessante visione sulle tradizioni berbere.

“Già, perché nel profondo di ciascuno di noi si cela una stanza gremita di ricordi segreti, ed è un luogo che preferiremmo non schiudere mai.”