Recensione di “E’ uno di quei giorni”

È UNO DI QUEI GIORNI” di Anita Notari.

Recensione a cura di Beniamino Malavasi. 

“Perché oggi è uno di quei giorni in cui sei consapevole che accadrà qualcosa che trasformerà il corso degli eventi futuri e porterà un cambiamento di rotta. In fondo non è questa la vita? Un susseguirsi di giorni tutti uguali in cui fanno irruzione quei giorni che cambiano le regole del gioco indipendentemente da noi. Questi giorni sono un numero irrisorio rispetto agli altri, ma incidono in maniera definitiva.”

Ecco: le righe sopra riportate condensano al meglio il contenuto del libro di Anita Notari.

Invero, non è un caso che Walt Whitman – interrogandosi sul significato della vita – rispondesse:

Che tu sei qui – che esistono la vita e l’individuo,

Che il potente spettacolo continua, e che tu puoi contribuirvi con un tuo verso.

O che Henry David Thoreau scrivesse:

Se avete costruito castelli in aria, il vostro lavoro non deve andare perduto; è lì che devono stare. Ora metteteci sotto delle fondamenta.

Ludovica Rossi è una ragazza come tante, che non si accetta, che si interroga mille volte al giorno sul “perché e sul per-come”; è goffa e, ai più, appare con la testa tra le nuvole. Sbaglia?

Sempre Thoreau scrisse:

Se un uomo non tiene il passo dei suoi compagni, forse è perché sente un tamburino diverso. Che marci secondo la musica che sente, qualunque ne sia il ritmo o comunque sia lontana.

Qual è la musica che Ludovica sente? Chi, o cosa, agirà da fondamenta ai suoi castelli in aria? E, poi, siamo sicuri che i suoi lo siano realmente?

Al lettore attento il compito di rispondere.

Certo, a prima lettura, quello in esame può apparire come un qualcosa di già visto e sentito, eppure…. Eppure il consiglio è di porre attenzione non tanto al risultato ma come si arriva a esso.

E il finale tronco e aperto è un indice da non sottovalutare.

Sandra Tassi, nel suo “Come leggere un romanzo”, è chiara quando afferma che:

Anche a proposito dell’explicit, dunque, le modalità attraverso cui lo scrittore termina la propria opera discendono non solo dalla coerenza con la complessità dell’architettura della narrazione, ma anche dal patto narrativo col lettore, col quale, innanzitutto nell’incipit, si è accordato sui termini del gioco letterario in cui entrambi si sono impegnati.

Buona lettura.