Recensione di “Blaze”

“BLAZE” di Stephen King (alias Richard Bachman)

Recensione a cura di Antonella Raso.

Agli inizi della sua carriera Stephen King, già sulla cresta dell’onda grazie ai racconti horror, volle tentare un’altra strada, pubblicando testi sotto pseudonimo: Richard Bachman.

Alcuni di questi scritti furono rifiutati dagli editori, e King decise di relegare nel fondo di un cassetto anche questo, Blaze, scritto nel 1973 all’interno di una roulotte, tenendo la macchina da scrivere sulle ginocchia.

Nel 2007 avvenne la grande decisione di riesumare il romanzo adattandolo ai nuovi tempi e, che dire, ne è uscito qualcosa di epico!

La storia ha quel suo ché di interessante e avvincente. Non posso paragonarlo agli altri suoi romanzi – perché, grazie al consiglio di una amica, è il primo libro di King che leggo – ma sono rimasta affascinata da questo suo stile così inusuale: diamine, è il Re dell’horror!

In Blaze non ci sono tensione, mistero, paura, bensì una storia semplice, già vista in altre pubblicazioni. Essa ripercorre a ritroso la vita di Blaze, un ragazzone ritardato mentale, divenuto tale a causa delle percosse subite dal padre quando ancora era un bambino.

Vive di piccoli furti ed espedienti che gli garantiscono la sopravvivenza, fino a quando non decide di fare il salto di qualità: rapire un neonato figlio di una ricca famiglia.

Alla fine ho fatto il tifo per il cattivo della storia; nonostante tutto non ho potuto fare a meno di provare per lui affetto e simpatia, sperando in un finale non troppo amaro.

Devo dire anche che la casa editrice Sperling & Kupfer, nel pubblicare i romanzi di King in edizione Pickwick, invoglia il lettore nel collezionarli tutti: trovo bellissime le copertine!

Detto ciò, consiglio decisamente questo romanzo a chi, come me, non aveva mai letto nulla di King e desidera avvicinarsi con gradualità alle sue scritture.