Recensione di “Biancaneve nel Novecento”

“BIANCANEVE NEL NOVECENTO” di Marilù Oliva

Recensione a cura di Alessandra Ottaviano.

Ci sono autrici che, più di altre, hanno il dono di saper raccontare storie in maniera sublime, riuscendo a trasportare il lettore in altre realtà, facendogli provare emozioni forti. Marilù Oliva possiede questo talento: con il suo stile raffinato e l’utilizzo di un vocabolario ricchissimo e forbito, imbastisce una trama potente e commovente, ancora una volta incentrata su figure femminili finemente tratteggiate.

In Biancaneve nel Novecento sono narrate due storie parallele che si snodano, però, in tempi diversi: quella di Lili, un’anziana signora dapprima sopravvissuta all’orrore del campo di concentramento di Bunchenwald e, poi, trascinata nell’inferno del bordello di Sonderbau; e quella di Bianca, una ragazzina che vive nella periferia di Bologna negli anni ’80 del secolo scorso. La sua è una famiglia problematica, con una madre anaffettiva che, per molti aspetti, incarna la famigerata matrigna della fiaba di Biancaneve.

“Mio alter ego, vissuta nei tempi sfasati della fantasia … l’omonimia era per me indizio sufficiente per sovrappormi a quella figura sfortunata di principessa.”

Le due protagoniste scopriranno di avere qualcosa che le unisce, oltre al dolore di aver vissuto esperienze dolorose e laceranti. Eppure non si sono lasciate piegare dalla sofferenza: sono donne maltrattate dalla vita che, pazienti e resilienti, hanno trovato un modo per sopravvivere alle brutture del mondo. Inciampando, cadendo nei propri abissi ma venendone fuori con coraggio, piegate ma non sconfitte.

Personaggi che ti scuotono l’anima e ti entrano dentro. Una su tutte, per me, è stata Candi, la madre di Bianca, imperfetta, problematica e ribelle che accumula sbagli su sbagli ma che, in fondo, è una vittima anche lei di circostanze avverse.

Gli avvenimenti storici dell’Italia degli anni ’80-‘90 del secolo scorso si intrecciano con le incursioni nel passato degli orrori nazisti della Seconda Guerra Mondiale.

Lasciarsi incantare da questo romanzo è un’esperienza forte e toccante, un viaggio che, una volta intrapreso, ti travolge completamente in un turbine di emozioni contrastanti – sicuramente si piange – ma ti lascia anche un grande messaggio: ogni donna ha il suo vissuto, imprescindibile bagaglio che si porta dietro di delusioni, dolori, amarezze, errori e speranze disilluse ma bisogna sempre dare una chance all’amore, di provare a farlo trionfare su tutto.

“Noi siamo quello che siamo diventati. Noi siamo quello che la vita ha combinato o meno con i nostri incontri, con le nostre emozioni e con i vuoti, con le nostre speranze, con le nostre fobie e con i nostri guai. Nessuno può sfuggire.”