Recensione di “Avevano spento anche la luna”

“AVEVANO SPENTO ANCHE LA LUNA” di Ruta Sepetys

Recensione a cura di Alessandra Ottaviano.

“Vi siete mai chiesti quanto vale una vita umana?”

Questa è la domanda che mi sono posta per tutta la lettura del romanzo, e come sia stato possibile tutto quell’orrore.

Lina è una ragazzina di sedici anni, figlia del rettore dell’università. Una notte viene deportata, insieme alla sua famiglia, dai soldati del regime sovietico nei campi di lavoro in Siberia, i famigerati gulag russi, e proprio sui vagoni del treno per l’inferno comincia il suo viaggio verso l’abisso.

Il romanzo ha un grande impatto emotivo, la tematica trattata è molto forte e lascia veramente poco spazio all’immaginazione. La crudeltà, in ogni sua forma, viene minuziosamente descritta dall’Autrice. Ho dovuto compiere delle pause per “respirare”, non è stata una lettura facile.

Una pagina buia e terrifica della storia. Mentre Hitler infieriva sugli ebrei, in Russia Stalin sterminava le popolazioni baltiche: due demoni per un unico inferno.

L’Autrice utilizza un linguaggio semplice, ma fortemente evocativo; ho trovato molto suggestivi gli stralci sulle quotidianità perdute dei protagonisti: riescono a mitigare un pochino la crudeltà del loro presente. Il romanzo mantiene sempre un tono di speranza, i personaggi resistono al male che subiscono. La giovane Lina lotta con tutte le sue forze per la sopravvivenza.

Il finale, a mio avviso, è stato troppo frettoloso.

È comunque un libro da far leggere assolutamente ai ragazzi nelle scuole.

“Era più difficile morire, o essere tra i sopravvissuti?”