Recensione di “Anna Bolena. L’ossessione del re. Le sei regine Tudor”

“ANNA BOLENA. L’OSSESSIONE DEL RE. LE SEI REGINE TUDOR.” di Alison Weir.

Recensione a cura di Alessandra Ottaviano.

Il romanzo fa parte di un’imponente opera sulle sei mogli di Enrico VIII, Re d’Inghilterra.

L’Autrice è una grande studiosa appassionata dell’avvincente periodo Tudor e il libro è un’accurata biografia, romanzata, di Anna Bolena, la seconda moglie del re, che prende in esame anche la giovinezza di Anna, spesso trascurata da film, serie tv e letteratura.

Anna nasce nel 1501 nel castello di Hever, nella campagna del Kent, da una nobile decaduta e da un ricco arrampicatore sociale senza titoli. Quest’ultimo, grazie ai suoi incarichi di diplomatico, riesce a raggiungere una posizione prestigiosa a corte, divenendo tra le figure più vicine al sovrano e la figlia rappresenta per lui il riscatto della sua famiglia di origine. Nessuno, infatti, avrebbe mai pensato che proprio lei, con quel difetto congenito alla mano, e più bruttina rispetto alla sorella Maria, potesse diventare l’ossessione del re.

Anna viene educata come una giovane donna del suo rango; entra nel gruppo delle dame di Margherita D’Austria prima, e della regina Claudia  – moglie di Francesco I Re di Francia – poi, fino ad arrivare a servire “la triste regina spagnola” Caterina D’Aragona, moglie proprio di Enrico VIII Re d’Inghilterra.

Quando Anna cattura involontariamente le attenzioni del re si sente una privilegiata, pur non ricambiando il suo amore.

“In quell’istante Anna comprese come doveva essersi sentito Giuda Iscariota”

Ma lei era diversa dalle altre donne di corte che si concedevano al sovrano:

“Non si sarebbe unita alla schiera delle amanti abbandonate dal re”

Astuta e scaltra, Anna decide di sfruttare la sua influenza su Enrico VIII per ambire a qualcosa di più grande: il potere. Enrico VIII è disposto a tutto pur di averla, perfino far invalidare il suo matrimonio con Caterina originando lo scisma anglicano.

Nel 1533, e dopo anni di tribolazioni, Anna finalmente verrà incoronata regina, ma quello che sembrava un traguardo, l’agognata corona in testa, si rivelerà invece una discesa negli inferi, che la vedrà processata per tradimento e condannata alla pena capitale dopo soli tre anni di matrimonio.

L’Autrice utilizza una scrittura fluida e piacevole ma che nella parte centrale, riguardante la “grande questione”, si trasforma in prolissa, con un ritmo lento, risultando indigesta. In compenso il finale struggente e doloroso è descritto magistralmente e ci fa rivivere la storia e l’umanità di Anna che l’Autrice sceglie, in maniera originale, di non presentarci mai come l’ennesima donna infatuata del re, ma come colei che mirava al potere e ha saputo giocare d’astuzia per ottenerlo, anche se, alla fine, il prezzo da pagare è stato troppo alto.