Recensione de “L’ultima notte di Achille”

“L’ultima notte di Achille” di Giuseppina Norcia

Recensione a cura di Alessandra Ottaviano.

“L’ultima notte di Achille” è uno dei libri più belli che abbia mai letto: un gioiello letterario breve, intenso e vibrante, dalla prosa superba e poetica.

Mi inchino al cospetto dei romanzieri che riescono a creare magia e incanto con le parole: un dono per pochi eletti.

Giuseppina Norcia narra le gesta di Achille attraverso lo sguardo di Thanatos, il dio della morte. Morte che, ineluttabile, vive accanto all’eroe fin dalla sua venuta al mondo, quando la ninfa Teti, sua madre, cerca disperatamente di strapparlo alla sorte nefasta immergendolo nelle acque dello Stige. Thanatos, però, non si lascia ingannare: il destino deve compiersi.

Il romanzo si apre con il re troiano Priamo il quale, distrutto dal dolore, si presenta nella tenda di Achille reclamando il corpo dell’amato figlio Ettore, straziato dall’eroe “dall’ira funesta”. È un momento toccante, intimo, un faccia a faccia tra un padre e colui che gli ha ucciso il primogenito in singolar tenzone; incontro che l’Autrice usa come pretesto per ripercorrere la vita di Achille.

Il romanzo si snoda, così, partendo dal banchetto di nozze di Teti (come accennato: una ninfa) e Peleo (mortale, re dei Mirmidoni), genitori di Achille, convito assurto agli onori della cronaca per aver Eris – la discordia – gettato alle dee convenute il pomo aureo con l’iscrizione “Alla più bella”; episodio che fu preludio alla guerra di Troia. Prosegue, poi, raccontando l’addestramento di Achille presso il centauro Chirone e gli stratagemmi architettati da Teti per eludere la sua morte intervenendo quando

“la nave veloce raggiunse Troia portando una sposa rubata, con la sua dote di rovina”,

nascondendo Achille presso il re Licomede sotto le mentite spoglie di Pirra. Proprio presso la corte del re di Sciro Achille conoscerà l’amore per colei che diverrà la sua sposa: Deidamia.

“Di lei sarebbe stato pieno ogni tuo giorno in quel luogo ai confini del mondo, ai margini del tempo.”

Ma il destino di Achille “è sempre stato uno solo”. Smascherato dall’astuto Ulisse, l’eroe si lascerà sedurre dalla lusinga della gloria promessa e, abbandonati moglie e figlio, partirà alla volta di Troia per tenere fede a un giuramento fatto da altri. Lì ritroverà l’amore per Patroclo; vivrà lo strazio di un’altra madre (Clitennestra, costretta a immolare la figlia Ifigenia sull’altare per ingraziarsi gli dei); sentirà il dolore e il peso di una guerra sfinente; gli verrà strappata dal re Agamennone la beneamata schiava Briseide (che Agamennone, poi, restituirà) e perderà definitivamente l’amico Patroclo (ucciso da Ettore).

L’Autrice, pur seguendo la tradizione omerica, ci mostra un altro volto del semidio: fragile, sensibile, come privato della sua armatura; il guerriero che si fa uomo fino ad arrivare al tragico epilogo con il dio che lo aspetta paziente da tutta la vita:

“Dinanzi alle Porte Scee il colpo fatale vibrerà nel suono di un dardo, nello spazio di una freccia.”

Concludo dicendo che i pregevoli monologhi di Thanatos sono così struggenti da scalfire l’anima del lettore più attento e sensibile, creando un’atmosfera intima e profonda in cui perdersi completamente.

“Questa vitalità disperata spetta soltanto a chi dovrà morire, alle generazioni di uomini che si susseguono senza sosta come le foglie, come il respiro di un’immensa marea, a voi che ardete di un istante di felicità vedendone già la fine, in un tramonto che infuoca il cielo.  Sono questi i miei doni.  Chiamate Thanatos, insistentemente. Mi cercate sempre, come si fa nel talamo con la propria sposa nel cuore della notte, mi chiedete di sussurrare al vostro orecchio che quell’istante sarà irripetibile, di berne la linfa perché nulla dura per sempre.  Senza di me, il dio che fingete di odiare, diventereste banali, arroganti, pieni di noia.   Perdereste la passione per l’ignoto, l’ansia di gloria che vi rende poeti o eroi, il desiderio di scalare il cielo facendo qualcosa che vi superi, che sopravviva a voi stessi.”