Recensione de “L’Ora del destino”

“L’ORA DEL DESTINO. JANE AUSTEN, MARY SHELLEY, GIOVANNA D’ARCO. IL CORAGGIO DI SCEGLIERE LA LIBERTÀ” di Victoria Shorr

Recensione a cura di Alessandra Ottaviano

“L’ora del destino” è il racconto intenso, appassionato e romanzato di tre giovanissime donne dall’intelletto fine e rivoluzionario, vissute in tre epoche diverse ma accomunate dal coraggio di aver combattuto per la libertà di scegliere il proprio destino.

L’originale punto focale della trama è proprio questo “punto di svolta”, quando scocca l’ora di scegliere la direzione da dare al proprio destino. Un momento particolare nella vita di tutti quanti: in fondo, tutti ci siamo imbattuti in scelte difficili che ci hanno cambiato la sorte, portandoci a cercare in noi stessi il coraggio di buttarci, il coraggio di scegliere!

“L’ora del destino” di Jane Austen si presenta quando, pur essendo perfettamente consapevole del suo stato di miseria, rifiuta la proposta di matrimonio che le si presenta e, con essa, la sicurezza di un benessere e di una posizione sociale di tutto rispetto. Eppure lei sceglie di dedicarsi alla scrittura: non può permettersi di rinnegare se stessa.

E nel silenzio di quella notte scura lei scoprì che non poteva farlo … niente può paragonarsi alla miseria di un legame senza amore.

“L’ora del destino” di Mary Godwin, figlia di pensatori e scrittori liberali, si presenta la notte in cui deve scegliere se seguire la sua passione divorante per il poeta romantico Percy Shelley, del quale si è perdutamente innamorata a dispetto di tutte le convenzioni sociali. E lei sceglie: sceglie di vivere nello scandalo con un uomo dissoluto, fedifrago e già sposato, pagandone un prezzo altissimo. Ma, seppur colpita da eventi tragici, decide di non arrendersi – abbandonandosi alla depressione –  intravedendo una sorta di riscatto nella sfida lanciata a villa Diodati. Così, in una notte tempestosa, nella villa di Lord Byron, si trovano anche Percy, Mary e il dottor Polidori: il gruppo, animato dalle recenti scoperte su galvanismo, decide di sfidarsi scrivendo un racconto del terrore. In quella notte terrifica videro la luce “Il vampiro” di Polidori e il famoso “Frankenstein” di Mary.

E, infine, Giovanna d’Arco. Il suo fatidico incontro con il destino, secondo me, si presenta più volte. Quando, spinta dalla chiamata divina, sceglie di indossare l’armatura e andare a combattere a Orlèans per liberarla dall’assedio inglese, recandosi poi nella cattedrale di Reims per incoronare il Delfino di Francia Carlo VII.

Invero, la madre del re, Isabella di Baviera, aveva delegittimato il figlio, confessando non fosse il figlio di Carlo VI, detto “Il folle”, e questo aveva dato modo agli inglesi di parteggiare per Enrico VI, già re d’Inghilterra, come re di Francia.

Giovanna, compiuto il suo destino, viene imprigionata e accusata di eresia. E, a questo punto, quando, pronta a bruciare sul rogo, con immensa fierezza e dignità, decide di non rinnegare la sua fede e le “voci” delle sue sante che l’avevano portata a compiere quei gesti eroici.

Potete strapparmi la carne dalle ossa, potete persino separare l’anima dal corpo, non rinnegherò mai le mie sante. E se anche dico qualcosa mentre mi torturate, lo negherò poi, perché mi sarà stato fatto dire con la forza.