Recensione de “I diavoli. La finanza raccontata dalla sua scatola nera”

“I DIAVOLI. LA FINANZA RACCONTATA DALLA SUA SCATOLA NERA” di Guido Maria Brera.

Recensione a cura di Beniamino Malavasi.

Titolo e sottotitolo (e seconda di copertina) fuorvianti per un romanzo che è tutto fuorché quello che dovrebbe (o vorrebbe) essere.

Incentrato sulla figura di Massimo De Ruggero, il Bud Fox de ‘noantri, coerentemente con quanto narrato, “I diavoli” avrebbe dovuto (potuto?) chiamarsi “L’arido”, “L’introverso”: titoli maggiormente veritieri ma non così commerciali….

Massimo De Ruggero, dicevamo. Descritto come nuovo deus ex machina della finanza mondiale, dopo poche pagine, precipita in una crisi di coscienza che lo conduce dai fasti della City londinese dapprima a quelli di – novello John Hammond (quello del lungometraggio, il primo della serie, Jurassic Park) – biologo marino interessato alla sopravvivenza dei tonni rossi per concludere, in un rigurgito del passato, a salvatore della Patria con modalità che Louis Winthorpe III e Billie Ray Valentine de Una poltrona per due gli fanno un baffo… (alla faccia della “scatola nera” della finanza).

Ovviamente, nel mezzo di cammin di sua vita, ci imbattiamo nello scontato divorzio dalla moglie bella e dolce, l’avventura con la segretaria decisa ad aspettarlo tutta la vita, e la crescita di due figli adolescenti (con tanto di gravidanza inattesa della primogenita diciassettenne recepita dal padre, ovviamente fin lì sempre assente, asintomaticamente).

Titoli dei capitoli scritti in gran parte in inglese (ma non siamo in Italia?), mancanza di una qualsivoglia legenda che aiuti il lettore medio a capire ed entrare nei (pochissimi) meccanismi (e soggetti operatori) di “Borsa” indicati dall’Autore, un continuo passaggio presente – passato nel descrivere condizioni e stati d’animo, non sono il massimo per affrontare una lettura che si rivela faticosa, lenta… E che dire del salto di 135 pagine (257-392) per addivenire alla “chiusura” di una delle situazioni narrate?

Si preferisce tacere sull’epilogo, al limite dell’imbarazzante per qualsivoglia lettore, sugli scontati richiami a Sun Tzu e Von Clausewitz, e sul silenzio delle cause che hanno pesantemente contribuito a dar vita alla crisi vinta dal “Diavolo” (?) Massimo De Ruggero.

Quand’è che basta, Gordon?