Recensione de “Arma Infero – Il Mastro di Forgia”

“ARMA INFERO – IL MASTRO DI FORGIA” di Fabio Carta

Recensione a cura di Beniamino Malavasi

E quindi uscimmo a riveder le stelle

Dante Alighieri?

No, l’ingenuo lettore smarritosi nella selva oscura di pagine e pagine gremite di parole d’ardua decodificazione, e non sempre sostenute dall’ideale punteggiatura, infin giunto all’ultimo punto apposto dal diabolico Autore.

E sì: “Arma Infero – Il Mastro di Forgia” soffre della sindrome “Primo libro scritto”, che ricorre quando l’autore, desideroso oltre modo di dimostrare ai terzi la sua indubbia padronanza della lingua italiana scritta, abusa di un linguaggio aulico, ricercato, costringendo il suo malcapitato interlocutore (il lettore) a ricorrere più e più volte all’ausilio di vocabolari et simila per comprendere quanto le pagine vogliono comunicare.

E ciò comporta, oltre all’inevitabile azzeramento (o quasi) del ritmo narrativo, l’insorgere in capo al disperato lettore l’insano desiderio di abbandonare al suo destino quell’opera inestricabile.

La prolissità aiuta la trasmissione di meri dati, è innegabile, ma impoverisce la creazione di vera informazione, sia per motivi soggettivi – è il caso della noia – sia per motivi matematici.

Socrate? Platone? Aristotele? No, l’Autore….

Il medesimo Autore che, in una sorta di ossimoro narrativo, affianca a termini (ormai) in disuso (a esempio: olifante; cerusico; archiatra; conestabile; ecc..) epiteti esilaranti (“Cirro fuggente, roseo nembo del vespro” o, anche, “Fratello sotto le stelle”, per citarne solo alcuni) che neanche il Tenente Frank Debin de “Una pallottola spuntata”…

Strutturato in forma di racconto narrato da uno dei protagonisti e con finale (necessariamente) aperto, “Arma Infero – Il Mastro di Forgia” è il primo capitolo di una quadrilogia, i cui capitoli successivi e attualmente disponibili sono: “Arma Infero – I cieli di Muareb” e “Arma Infero – Il risveglio del Pagan”.

Ricordando che, parlando di letteratura cavalleresca, “Ivanhoe” di Sir Walter Scott e “Robin Hood” di Alexandre Dumas (padre) sono altra cosa, non rimane che augurare: buona fortun… lettura, audace Lettore!