Recensione ad “Amleto” di William Shakespeare


“AMLETO” di William Shakespeare

Traduzione a cura di Corrado Pavolini

by Rizzoli 1951

Collana “I grandi della letteratura”, Vol. 5, Fratelli Fabbri Editori, 1968 [pag. 119 ss.]

Recensione a cura di Beniamino Malavasi

A distanza di quattro secoli l’Amleto che cosa ha [se ce l’ha] ancora da dirci?

I nostri occhi moderni hanno già visto tutto o, nell’Amleto ci sono ancora particolari nascosti?

Perché si legge e si rappresenta ancora l’Amleto?

Al di là del celebre monologo sull’essere o non essere, chi è Amleto?

È lecito ammettere che l’Opera si chiuda in “quattro e quattr’otto”, quasi in modo brusco, privilegiando la sua struttura teatrale a scapito di quella narrativa?

L’Amleto: vendetta, egoismo o anche ragion di stato?

L’Amleto oggi: thriller o noir?

Il “marcio”: sempre esistito e sempre esisterà o si riuscirà a spazzarlo via?

William Shakespeare: visione seicentesca delle cose [e delle persone] o autore attuale?

Perché tante domande su un’Opera che non dovrebbe più avere segreti?

“Che capo d’opera, l’uomo! Com’è nobile nella ragione, infinito nelle attitudini! Come perfetto e ammirevole nelle sue forze e movenze! Come simile a un angelo nell’azione, e a un dio nell’intendimento! Il paragone degli animali, la meraviglia del mondo! Che cos’è invece per me l’uomo, questa quintessenza di polvere? No, l’uomo non mi attrae… E neppure la donna, anche se sorridi con incredulità.” [così Amleto, Atto Secondo, scena seconda].