Recensione a “Sempre tornare” romanzo di Daniele Mencarelli

“SEMPRE TORNARE” di Daniele Mencarelli

Recensione a cura di Antonella Raso

Il 5 ottobre 2021 è uscito per Mondadori Sempre tornare, il nuovo romanzo di Daniele Mencarelli, che chiude la sua trilogia autobiografica, cominciata nel 2018 con La casa degli sguardi e proseguita nel 2020 con Tutto chiede salvezza, vincitore del Premio Strega Giovani.

L’autostop non è molto diverso dalla vita. Bisogna guardare negli occhi tutto, con attenzione, dedizione. Sapendo che qualcosa comunque sfugge. Sempre. Non siamo padroni di niente, di nessuno. Non lo siamo di noi stessi. Figuriamoci delle macchine che passano, senza fermarsi.

La notte al Cocoricò non è andata come sperava e Daniele, preso dall’inquietudine, dal senso di colpa e vergogna, lascia i compagni di vacanza e si avvia a piedi verso casa, da Misano Adriatico ai Castelli Romani. Il viaggio, frutto di un colpo di testa, comincia a mostrare a Daniele la verità già da subito: il ragazzo si accorge di aver dimenticato soldi e documenti nelle mani dei suoi amici, di avere una valigia molto pesante da trasportare, e non avere nulla per poter sopravvivere per due settimane. L’unica certezza è il suo corpo, al momento carico di forze, che dovrà spostarsi per l’Italia e arrivare a destinazione nei tempi prestabiliti lasciando la famiglia all’oscuro di tutto.

Inizia così un viaggio imprevisto e imprevedibile che Daniele affronta faccia a faccia con sé stesso. Si mette in gioco sia fisicamente che moralmente. L’autostop è l’unico metodo che adotta per passare di paese in paese, alternando lunghi tratti a piedi. Incontra svariate persone a cui chiede aiuto e che gli offrono passaggi, un tozzo di pane, dell’acqua da un tubo, una coperta su cui dormire, o semplicemente rabbia, spavento, delusione, conforto. In questo viaggio, che è il concentrato di una vita in due settimane, “il ragazzo si farà”: incontrerà l’amore negli occhi di Emma e la sfida in quelli di Veleno; toccherà la morte con mano quando tenteranno di rapinarlo e farlo fuori; riuscirà a salvare gli altri e sé stesso da una lotta quotidiana verso la sopravvivenza.

Mencarelli ha la capacità di arrivare dritto nella mente e nel cuore del lettore, lo fa con la potenza della vita reale che caratterizza tutti i suoi tre libri.

Con questo romanzo, che altro non è che un viaggio introspettivo dentro sé stesso, composto da difficoltà e scoperte, amore e sofferenze, ho provato un’infinità di emozioni. È uno scritto traboccante di umanità: come nei suoi libri precedenti, in questo prevale l’empatia smisurata del protagonista Daniele nei confronti delle vite degli altri. Un’empatia che è una condanna, poiché lo costringe a sobbarcarsi tanto dolore che non gli appartiene.

Daniele ha diciassette anni sulla carta, ma in realtà ne ha molti di più. Sulle spalle e negli occhi ha tutta l’esperienza trasmessa dalle persone che ha incontrato, vissuto, abbandonato.

Di questo viaggio resterà una certezza, questo sì.

Ho chiesto tanto.

E tantissimo ho ricevuto.

In molti mi hanno aperto la loro casa, mi hanno accolto come un amico offrendomi la sacra intimità delle loro cose. […]

Di tutto l’aiuto che mi hanno dato, i primi a sorprendersi sono stati loro. Si sono scoperti dentro una generosità che non sapevano d’avere. Perché è così. […] Per scoprire quello che siamo veramente, abbiamo solo una maniera.

Farcelo dire dagli altri.

Accogliere le loro richieste, i bisogni, e nell’aiuto offerto scoprire la nostra reale statura, nostra e del nostro cuore.

Questo mi rimarrà, per sempre.