Recensione a “Se una notte d’inverno un viaggiatore”

“SE UNA NOTTE D’INVERNO UN VIAGGIATORE” di Italo Calvino

Recensione a cura di Cristina Costa

C’è riuscito ancora una volta!

Questa volta non mi ha solo sorpreso, mi ha letteralmente sballottato!

Un grande esempio di sperimentazione che, secondo me, va oltre la genialità!

Un gesto di altruismo di Italo che, in questo testo, ha messo al centro di tutto il lettore, la lettura, il piacere di leggere, i diversi modi di leggere…lo scrittore a nostra completa disposizione.

Italo qui, più che in altri suoi scritti, mi ha parlato direttamente.

Ma cos’è Se una notte d’inverno un viaggiatore?

È un romanzo che non riesce a finire, è il romanzo del TU, IO investita del ruolo di protagonista.

Io lettrice compro un libro; dopo poche pagine mi accorgo che c’è un errore di stampa. E allora torno in libreria per cambiarlo, ma anche quello che mi danno in sostituzione ha lo stesso difetto e, soprattutto,ha un altro incipit, un’altra storia. Insomma: è un altro genere di romanzo.

Nel frattempo, però, ho fatto la conoscenza di un Lettore.

Insieme partiamo alla ricerca del libro completo che abbiamo comprato e che vogliamo leggere, ossia Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino. Riusciremo nell’impresa? Ma, soprattutto, quale sarà, alla fine, la vera impresa? Trovare il libro? Riuscire a leggerlo per intero? Trovare un senso ai dieci incipit trovati e letti? Oppure innamorarci?

Non è un libro questo: è un labirinto dove mi sono persa, piacevolmente persa…

Ditemi se non è un’idea geniale questa!!?? 

È un romanzo in cui,una volta entrata, vorresti andare avanti senza fermarti perché

“leggere è andare incontro a qualcosa che sta per essere e ancora nessuno sa cosa sarà”.

E Calvino mi ha portato per mano a scoprirlo, attraverso dieci incipit di dieci romanzi diversi, di dieci generi diversi, di dieci autori immaginari, tutti diversi da lui e tra loro.

Il suo grande talento è stato quello di identificarsi con me, la Lettrice; presentarmi il piacere della lettura di un genere invece che propinarmi un testo vero e proprio.

“Vorrei poter scrivere un libro che fosse solo un incipit, che mantenesse per tutta la sua durata la potenzialità dell’inizio, l’attesa ancora senza soggetto”.

Grazie a questo libro sono tornata ad assaporare

“una condizione di lettura naturale, innocente, primitiva”.

E mi sono ritrovata descritta magistralmente dalle sue parole:

“Fra i tuoi libri, in quest’insieme che non forma una biblioteca, qui è la parte viva, di consumo immediato, a dire più cose di te. Parecchi volumi sono sparsi in giro, alcuni lasciati aperti, altri con segnalibri improvvisati o angoli di pagine piegati. Si vede che hai l’abitudine di leggere più libri contemporaneamente, che scegli letture diverse per le diverse ore del giorno. Basterà questo per dire che vorresti vivere più vite contemporaneamente?”

Sono proprio io…

C’è uno scambio reciproco: lo scrittore scrive per nascondere qualcosa in modo che venga poi scoperto e il lettore vuole, invece, spogliarsi d’ogni intenzione, essere pronto a cogliere una voce che si fa sentire quando meno se lo aspetta, una voce che viene non si sa dove, da qualche parte al di là del libro, al di là dell’autore.

E alla fine mi sono ritrovata, dopo una lunga ricerca, un po’ disorientata, esterefatta, colpita e più innamorata!

Ho capito che si può leggere in tanti modi diversi…lettura come stimolo per far rimbalzi di pensiero in pensiero, d’immagine in immagine, creando itinerari di ragionamenti e fantasie; leggere e rileggere cercando tra le righe una scoperta, una verità, una scintilla; leggere e rileggere lo stesso libro in età diverse così da scoprire sempre nuove cose di noi e del libro stesso; leggere un libro e farlo entrare in rapporto con quelli letti in precedenza; leggere per ritrovare la nostra memoria d’infanzia, i nostri ricordi; leggere per il semplice piacere di leggere…

“Lei crede che ogni storia debba avere un principio e una fine? Anticamente un racconto aveva solo due modi per finire: passate tutte le prove, l’eroe e l’eroina si sposavano oppure morivano.

Il senso ultimo a cui rimandano tutti i racconti ha due facce: la continuità della vita, l’inevitabilità della morte”

Buona lettura!