Recensione a “L’Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre”

“L’ODISSEA RACCONTATA DA PENELOPE, CIRCE, CALIPSO E LE ALTRE” di Marilù Oliva

Recensione a cura di Alessandra Ottaviano

Il romanzo è una mirabile rilettura de “L’Odissea”, fedele al testo originale omerico ma declinata al femminile, dove le voci narranti sono le donne che, via via, interagiscono (o hanno interagito) con Ulisse.

Sono loro a raccontare in prima persona il peregrinare dell’Eroe, e il loro amore per lui.

Calipso è l’emblema della donna innamorata che, con grande dignità, rinuncia a lui per lasciarlo libero di fare ritorno a Itaca:

Eccolo, lo sfuggente. Il re divenuto naufrago. L’uomo sballottato dall’ira degli dèi. Il mare me l’ha rovesciato sulla battigia nudo e disperato … mi è bastato uno sguardo per perdermi in lui.”

Circe è la maga dominatrice ed emancipata che resta stregata da Odisseo:

Eccoli, gli sciocchi. Uomini. Animali. Maiali.  C’è poi così tanta differenza?

Nausicaa è l’ingenua giovinetta che si prodiga ad aiutare l’Eroe in quanto incarna il suo sogno d’amore romantico:

Qualcosa di forte è successo alla foce, non posso ignorarlo. Ho riconosciuto la grandezza oltre il corpo malconcio. La regalità dei suoi modi cortesi, l’intelligenza nel parlare… nuoto nel lago implacabile dell’amore.

Penelope è vista non come la moglie remissiva, che solo attende il ritorno dello sposo, ma scaltra quanto Odisseo, intenta a mettere in atto un piano per tenere a bada gli invasori:

Non è soltanto l’attesa che l’ha logorata. L’umiliazione ripetuta dei prepotenti cui non poteva sottrarsi, la fragilità del suo ruolo… la nostalgia del tempo sgranato per sempre in giorni fuggiti.

A Ericlea, la nutrice che si è presa cura di Ulisse, e alle demoniache sirene incantatrici si aggiunge Atena, la sua dea protettrice che ha sempre parteggiato per lui fin dalla guerra di Troia.

Marilù Oliva dà voce ad ognuna di loro, caratterizzandole in maniera eccelsa e facendole uscire dall’ombra di Ulisse (che, nella versione omerica, le offuscava) grazie a una prosa raffinata e lirica, ricca di pathos, in cui traspare tutto il suo amore non solo per la parola scritta ma, anche, per il grande poema epico che da duemila anni (e centinaia di rivisitazioni) sa ancora incantare e dare lezioni di vita all’uomo moderno. Tra le tante, ho scelto questa citazione che ben si attualizza ai giorni nostri:

Che sacrilegio sarebbe stato rifiutare soccorso a un bisognoso sconosciuto! Nessun migrante è un uomo qualunque, nessuno merita di essere ignorato. Dietro ogni esule si nascondono storie che tutti dovremmo ascoltare attentamente perché potrebbero ribaltare ogni pregiudizio.”

Sono rimasta profondamente estasiata da questa lettura appassionata e ricca di quello che noi donne sappiamo fare da milioni di anni: donare amore.