Recensione a “La vita quotidiana degli alchimisti nel Medioevo” saggio di Serge Hutin

“LA VITA QUOTIDIANA DEGLI ALCHIMISTI NEL MEDIOEVO” di Serge Hutin

Recensione a cura di Beniamino Malavasi.

Deludente? Pessimo? Scegliete voi…

In effetti, dato il titolo del libro, era lecito aspettarsi altro…

Nigredo (nero); Albedo (bianco); Citrinitas (giallo); Rubedo (rosso): i termini “tecnici” con i quali si indicano i colori del procedimento alchemico perché non compaiono in un testo che parla di alchimia?

Ermetismo: perché in un testo che parla di alchimia si dà per scontato che il lettore sappia cosa sia senza dedicargli qualche pagina di spiegazione?

Note in calce alle pagine: chi le ha scritte? Perché alcune sono dettagliate mentre altre paiono buttate lì a caso (su tutte v. nota 2 a pag. 232: a che testo si riferisce?)?

Come si fa ad avvicinare un lettore (a digiuno della materia) all’argomento trattato quando le prime settanta pagine circa del libro si risolvono in un copia-incolla di estratti (pertinenti?) da altri testi?

Prima di essere stampato qualcuno ha riletto il libro? (Papa Niccolò V diventa Papa Nicola V…)

Esistono prove effettive, oltre agli scritti da essi lasciati, che gli alchimisti citati dall’Autore (uno su tutti: Nicolas Flamel e consorte) siano davvero riusciti a trasformare mercurio (o altri metalli vili) in oro?

Lettore non ti abbattere! Anche in questo modesto libro qualcosa di interessante c’è. Mi riferisco, a esempio, alla descrizione, in ottica alchemica, della Cattedrale di Notre-Dame di Parigi o all’analisi, sempre “alchemica”, dei quadri di Hieronymus Bosch…

Ma qualche concetto esplicativo, sparso qua e là a mo’ di contentino nel testo, non sottrae questo libro dal naufragio.

Peccato.