Recensione a “La linea sottile. Il fascismo, la Svizzera e la frontiera (1925-1945)” Saggio di Francesco Scomazzon

“LA LINEA SOTTILE. Il fascismo, la Svizzera e la frontiera. (1925-1945)” di Francesco Scomazzon.

Recensione a cura di Beniamino Malavasi.

Incuriosito dal titolo e, parallelamente, dall’argomento trattato ho acquistato questo saggio edito da Donzelli Editore (finito di stampare il 6 aprile 2022).

Terminata la lettura posso dire: curiosità soddisfatta (ma…).

Nelle centosessantacinque pagine del testo Scomazzon fotografa la realtà composita, per non dire complessa, data dalla ramina, la linea sottile (da qui il titolo del libro) di confine tra il Regno d’Italia – dapprima governato dal fascismo; poi, successivamente all’armistizio del 1943, spezzato in due, con la zona settentrionale divenuta emanazione della Germania nazista tramite il governo fantoccio della Repubblica di Salò – e la Confederazione Elvetica con i suoi ventisei Cantoni (in particolare: Vallese, Ticino, Grigioni).

E il quadro che emerge è desolante, specie se visto con gli occhi di chi ha sempre considerato la Svizzera faro di democrazia, tolleranza e buon governo.

Invero, Scomazzon svela il totale scollamento vissuto dal Paese di Guglielmo Tell tra Governo centrale e popolazione ivi residente negli anni europei tra i più difficili del XX secolo; con le amministrazioni cantonali (in primis, quello del Ticino) a trovarsi tra incudine e martello.

Posizione di Berna:

Avallo della conquista italiana dell’Etiopia nel 1935-36; legittimazione di Francisco Franco all’indomani della Guerra Civile Spagnola (1936-1939); emanazione di contraddittorie e anfibologiche direttive federali (da pag. 164) avverso i tentativi di profughi, sbandati, ebrei, renitenti alla leva, di entrare nel paese elvetico; il tutto in spregio alla sbandierata neutralità.

In poche parole: ragion di stato pura e semplice, giustificata soprattutto da timori (fondati?) di invasione, specie da parte tedesca.

Posizione degli svizzeri: aiutare, nei limiti del possibile, gli “immigrati”.

E l’Italia?

A fronte di ordini, direttive, comandi sempre più restrittivi, prima da Roma, poi da Salò, Scomazzon, oltre, naturalmente, a elogiare chi ha rischiato il proprio per sostenere chi più nulla aveva da perdere, non tace su corruzione, arricchimenti, truffe, perpetrati sia da banditi sia da chi avrebbe dovuto garantire la legalità, il tutto a danno di chi era in cerca di libertà…

L’Autore non tace nemmeno gli ambigui comportamenti del clero nostrano, in particolare dopo l’Otto Settembre: “Palazzo” con “Palazzo”, lasciando i semplici preti a rimboccarsi le maniche, spesso a rischio della propria vita…

Ed emerge il tentativo del buon (?) Charles de Gauelle di impossessarsi della Val d’Aosta.

Un saggio, La linea sottile, se vogliamo, semplice nelle sue linee guida, diviso com’è in capitoli che affrontano nello specifico le diverse fasi storico-politiche dei confinanti; al contempo, però, ricco di note tanto esplicative quanto bibliografiche.

Tuttavia, per tornare al ma di cui sopra, il testo risulta eccessivamente inframmezzato da citazioni in francese le quali, seppur non impossibili da capire, avrebbero forse meritato una traduzione in calce alle pagine di riferimento.

In conclusione, La linea sottile si rivela un libro interessante, che fa luce su avvenimenti dai più ignorati o, peggio, dimenticati.

Buona lettura!