Recensione a “La dama delle lagune” di Marcello Simoni

“LA DAMA DELLE LAGUNE” di Marcello Simoni

Recensione a cura di Beniamino Malavasi

Tre indizi – una mano di legno; un falso monaco; saturnismo – fanno una prova di un ottimo lavoro?

Marcello Simoni torna a casa, nella sua Comacchio – rectius, Comaclum; siamo nel IX sec. d.C. – e nel viaggio porta con sé il lettore affidandogli questo corposo romanzo dove storia, avventura, colpi di scena e morti misteriose si fondono al meglio.

Ormai da tempo Simoni è una certezza: saper tirare le fila fra ritrovamenti forse miracolosi, lotte tra centri di potere ecclesiastici (un po’ il marchio di fabbrica del Nostro) e politici, coinvolgendo monaci veri e falsi, il tutto condito da vendette e tradimenti, richiede manico e non una semplice… mano di legno…

Ci volle la nebbia per ricominciare da capo.

            Simile al sudario di uno spettro, emerse dalla terra dopo il primo plenilunio d’autunno e più non si mosse, celando dietro il suo misericordioso biancore la sofferenza e le cicatrici di una Comaclum che rinasceva a poco a poco.”

E che dire di questo incipit?

Da solo vale il prezzo del libro!

Libro che l’Autore arricchisce ricorrendo, tra l’altro, ai termini latini d’uso all’epoca dei fatti e prontamente spiegati nel Glossario delle parole arcaiche e desuete; e sì perché, come gli affezionati di Simoni sanno, dietro a ogni sua opera il buon Marcello svolge un approfondito lavoro di ricerca, come è giusto che sia (e come è testimoniato nella Nota dell’autore).

Per usare un termine di derivazione tedesca – perché, alla fine, tutto torna – quella in esame può definirsi una saga, che abbraccia buona parte dell’anno 807 d.C., dove protagoniste ben può dirsi siano le insulae costituenti il nucleo originario di Comaclum/Comacchio. Scopriamo così quali fossero le ricchezze di un territorio apparentemente poco ospitale: la posizione strategica, tra Ravenna (già sede dell’Esarcato bizantino) e Venezia; la pesca; ma, soprattutto, le saline. Il sale, invero, rappresentava l’oro bianco di quel luogo, oggetto di scambio con altri prodotti provenienti da oriente e non solo.

Che altro aggiungere?

Per tornare alla domanda iniziale: sì, la risposta è positiva. La dama delle lagune è un ottimo lavoro e vale la pena leggerlo: scrittura lineare, buon ritmo, fonte di spunti per approfondimenti storico/geografici, personaggi per cui “fare il tifo”: sì, buona lettura!