Recensione a “La bambina che amava Tom Gordon”

“LA BAMBINA CHE AMAVA TOM GORDON” di Stephen King

Recensione a cura di Antonella Raso

Abstract

È stata un’imprudenza ma se n’è accorta troppo tardi… È che suo fratello Pete e la mamma non smettevano di litigare e lei voleva, per un attimo, scordarsi di loro, di papà, del divorzio. Così Trisha McFarland, nove anni, appassionata di baseball, dei Red Sox, e innamorata del mitico numero 36, Tom Gordon, si è allontanata un po’ dal sentiero, doveva fare la pipì, poi un altro po’, finché si è ritrovata sola e dispersa nel cuore della foresta sui monti Appalachi: miglia di subdolo verde che ogni anno si spalancano su bambini come lei e ne fanno un sol boccone.

Recensione

A pochi passi da casa mia ho l’opportunità di passeggiare nella radura della “Montagna di Leonardo”, così viene chiamato il Monte Bracco, dove sentieri ben tracciati e mantenuti in ordine da volontari e Protezione Civile, ne permettono la percorrenza anche la notte, attrezzata con una buona torcia frontale.

Ecco, dopo aver letto questo romanzo mi sento un po’ in ansia nell’ addentrarmi nel bosco…

Certo, qui da me non ci sono paludi che possono inghiottirti, o foreste come solo negli Stati Uniti ce ne possono essere: così vicine alla città ma, allo stesso tempo, così pericolose.

King, in questo libro, mette davanti alla protagonista prove che sono insuperabili per un adulto, figuriamoci per una bambina di 9 anni (ma grande per la sua età)! Trisha, grazie al suo walkman con le cuffie, ha la compagnia virtuale del suo giocatore preferito Tom Gordon e riesce ad uscire da quella foresta in condizioni devastanti, sfidando il buio, il freddo, la fame e la sete, e sopravvive.

Personalmente avrei approfondito maggiormente il rapporto e l’incontro con “La cosa”; la creatura che la spia nel bosco si rivela solo al termine del romanzo, in un finale a parer mio un po’ scontato.

“Stai attenta bimba… il mondo ha i denti e in qualsiasi momento può morderti, ma questo lo imparerai in fretta, molto in fretta.”