Recensione a “Il castello dei falchi neri” di Marcello Simoni

“IL CASTELLO DEI FALCHI NERI” di Marcello Simoni

Recensione a cura di Beniamino Malavasi

Non si deve mai andare in Terrasanta Oderico! Direbbe il prof. Alfeo Sassaroli; e a giusta ragione, vista la piega che assumono gli eventi accaduti al giovane Grifone dal suo rientro in famiglia…

XIII sec. d.C. Regnante Federico II di Svevia, lo stupor mundi, Oderico, primogenito della nobile famiglia partenopea – di origine normanna – dei Grifoni, torna a casa dopo aver seguito e servito l’Imperatore nello svolgimento della VI Crociata.

Superato lo sbigottimento ostile dei suoi stessi congiunti, che lo credevano morto, Oderico dovrà combattere per salvare la famiglia da una congiura architettata da potenti rivali per mettere le mani su un favoloso tesoro che, si dice, sia custodito da tempo immemore dai Grifoni. Lo aiuterà il misterioso Al-Qalam.

Marcello Simoni muove le sue pedine sulla scacchiera che più gli è congeniale: la ricerca storica, non solo in tema di usi e costumi ma, anche, in ambito linguistico e urbanistico.

In particolare c’è una cosa che colpisce, ed è proprio il recente passato di Oderico: l’aver partecipato a una crociata. Ebbene, cinema e letteratura d’avventura, quelli di cappa e spada per intenderci, ci hanno abituato a considerare i reduci dalle spedizioni in Medio-Oriente come eroi, personaggi giusti e puri, quasi intoccabili… Qui, invece, no: Simoni dà un’immagine del suo protagonista più vicina alla realtà di uomo comune; la crociata non ha nulla (o quasi) di mistico, tant’è che lo stesso Federico II fu pesantemente osteggiato dal Papato per non aver versato una goccia di sangue miscredente per assicurarsi Gerusalemme…

Comunque non si può non pensare a quell’Imperatore, troppo avanti per la sua epoca, ogni volta che Simoni fa volare (è proprio il caso di dirlo!) uno dei rapaci tanto cari a Aldemo Grifoni, il padre (uhm…) di Oderico. Il trattato sulla falconeria, scritto da Federico II è, ancora oggi, a distanza di secoli, attuale e la materia ha permesso all’Autore (anche qui, previo studio e ricerca) di elaborare un metodo che colpisce (!) l’immaginario del lettore per realizzare la vendetta contro i cattivi di turno.

Scorrevole, chiaro, Il castello dei falchi neri si legge che è un piacere: Simoni si conferma maestro nell’intrecciare intrighi e colpi di scena, facendo intuire ma dando conferma delle ipotesi fatte solo alla fine, come è giusto che sia.

Unico neo è la morte del terzo antagonista: un po’ troppo cinematografica per modi e, soprattutto, tempi nei quali avviene; toglie pathos al narrato, sciupando il buono letto fino a quel momento…

E Al-Qalam?

“Amico mio, esiste davvero, a questo mondo, qualcosa di autentico?”

Buona lettura!