Recensione a “Cuore d’istrice” racconto di Sara Di Furia

“Cuore d’istrice” di Sara Di Furia

Recensione a cura di Beniamino Malavasi

Dopo Anima nera [qui la recensione] Sara Di Furia affronta nuovamente la Paura del diverso, di ciò che è reso mostro dalla superstizione e dall’ignoranza.

Non per nulla lo Zingarelli 2000 parla di superstizione come [2] “eccesso di scrupolo e timore religioso“; definizione che si attaglia a meraviglia al racconto della Di Furia, ove la Bibbia è usata dall’antagonista come giustificazione alla propria cattiveria.

E vengono in mente le parole riportate in Matteo 23,27-28:

“Guai a voi scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all’esterno sono belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume. Così anche voi apparite giusti all’esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni di d’ipocrisia e iniquità.”  [tratto da La Bibbia di Gerusalemme, Edizioni Dehoniane Bologna, ventunesima edizione, ottobre 2005]

Rispetto ad Anima nera la scrittura della Di Furia è migliorata: l’Autrice appare consapevole delle proprie capacità e la lettura, di conseguenza, ne trae giovamento. Non solo. La Di Furia scherza con il lettore a partire dalla seconda riga del Racconto, quando indica dove esso è ambientato: un villaggio Amish… invero, dopo aver messo a soqquadro la Rete alla ricerca di informazioni sulle Comunità Amish si scopre che il Racconto… beh, leggetelo!

“Davanti ai segni della violenza subita, Rachel capì che il Pastore aveva torto. Il diavolo non aveva scelto come dimora St. Marys, ma il cuore dell’uomo.”