“Candore Immortale” di Luca Nannipieri
Recensione a cura di Alessandra Ottaviano
E non potevo perdere il secondo romanzo storico-artistico del bravissimo studioso e divulgatore dell’arte Luca Nannipieri, che stavolta ci fa addentrare nella vita di un artista che amo molto: Antonio Canova.
L’Autore ci racconta del genio dell’artista che venne considerato dai suoi contemporanei il nuovo Fidia, soffermandosi anche suoi desideri, i suoi rimpianti, le sue fragilità, la perenne ricerca della perfezione e un amore tradito e mai dimenticato.
“Quando creo, è l’unico momento della mia vita in cui il mondo non mi è ostile.”
Sullo sfondo c’è un’Europa messa a ferro e fuoco dalle battaglie napoleoniche e la nascita del Louvre.
L’Autore alterna il racconto delle vicende private dello scultore con i grandi fatti della storia, collocando Canova di fronte a un altrettanto geniale antagonista: Napoleone,
“Il padrone di una delle più vaste entità geopolitiche mai generate nella storia”.
Bonaparte e Canova sono due geni a confronto, entrambi alla ricerca dell’immortalità seppur in modo molto diversi.
Canova riceve l’incarico diplomatico di “monument man ante litteram” da papa Pio VII che lo manda in trasferta a Parigi a recuperare l’ingente bottino di guerra espropriato all’Italia da Napoleone a favore del nascente museo del Louvre.
Il 25 ottobre 1815 una carovana di 41 carri trainata da 200 cavalli riporta in Patria diverse opere trafugate.
Con un linguaggio elegante e ricercato e una accuratezza storica certosina, Luca Nannipieri avvinghia il lettore nel furore che si consuma dentro e attorno ai protagonisti, raccontando un episodio poco noto della vita dello scultore, sprigionando da ogni pagina il potere carnale dell’arte di Canova.
“Perché gli uomini non lo sanno, ma la storia sì, lo sa, che esiste un momento in cui un uomo comune, per un imperscrutabile segno del destino, smette di fare i conti con la sua vita e comincia a farli con il mito, con l’immortalità”.