Recensione a “Abbiamo sempre vissuto nel castello”

“ABBIAMO SEMPRE VISSUTO NEL CASTELLO” di Shirley Jackson

Recensione a cura di Antonella Raso

A Shirley Jackson, che non ha mai avuto bisogno di alzare la voce“: con questa frase il maestro del thriller Stephen King dedicò un suo romanzo all’autrice di questo libro e la definì sua musa ispiratrice.

Due ragazze, un gatto e un castello andato in rovina, uno zio rimasto invalido a seguito di uno strano incidente casalingo in cui tutto il resto della famiglia è rimasto avvelenato, a cena, in quella casa, sei anni prima.

Sono questi i protagonisti de “Abbiamo sempre vissuto nel castello” opera ultima dell’autrice Shirley Jackson, pubblicato per la prima volta nel 1962 ma arrivato in Italia solamente nel 1990.

É stato un incidente! Un giorno però, mettono troppo zucchero sui mirtilli, e d’un tratto sono tutti morti.

Constance è stata scagionata dopo un lungo processo e Merricat, quel giorno, a tavola, non c’era.

Constance e Mary Katherine sembrano vivere in un altro mondo, lontano dai contatti umani. Solo Merricat si reca in paese per le sue commissioni che comprendono l’acquisto di viveri, e una capatina al caffè di Stella.

Gli abitanti del luogo odiano le due sorelle Blackwood a causa di dissapori passati e per il mistero che aleggia su di loro; e quando Merricat entra nei negozi o cammina per la strada deve essere svelta, per non incorrere in scherni e cattiverie.

Merricat, disse Connie, tè e biscotti: presto vieni.

Fossi matta, sorellina, se ci vengo m’avveleni.

Merricat, disse Connie, non è ora di dormire?

In eterno, al cimitero, sottoterra giù a marcire!”

La vita dei tre nella grande casa è scandita dalla stessa routine e da rituali quotidiani per tenere lontani gli “estranei”; ma ben presto tutto cambia, mettendo alla luce orrori che per troppo tempo erano rimasti sepolti.

La Jackson riesce a raccontare le cose più cupe con questo tono che dondola tra la paranoia, l’ossessione e una tazza di the; non è un vero e proprio thriller, non fa nemmeno paura, ma è inquietante, quello sí.

“Poveri estranei” dissi“Certo hanno tutte le ragioni del mondo per avere paura”.

“Be’,” disse Constance “io ho paura dei ragni”.

“Jonas e io li terremo alla larga.”

“Oh, Constance,” dissi“siamo così felici!”.

Abbiamo sempre vissuto nel castello è un romanzo consigliato a quanti amano i thriller psicologici, ma anche a chi in un horror non cerca solamente sangue e morte.