Invito all’ascolto: Das Rheingold – Prologo di Richard Wagner

Note e riflessioni di Bruno Malavasi su:

RICHARD WILHELM WAGNER

nasce il 22 maggio 1813 a Lipsia, nono figlio di Karl Frederich (1770-1813) e Johanna Rosine Pätz (1774-1848). Pochi mesi dopo la morte del padre, Johanna si risposò con Ludwig Geyer, il quale amò tantissimo il piccolo Richard, tant’è che la sua morte, avvenuta nel 1821, fu un vero shock per il fanciullo, rendendolo instabile, insofferente, neurotico, spendaccione; difetti compensati, per contro, da doti e qualità artistiche a dir poco straordinarie.

Richard non fu mai uno studente normale ma, grazie al suo intelletto, studiò tantissimo a “modo suo”, raggiungendo rapidamente una notevole cultura generale. Al contrario, il suo talento musicale si sviluppò alquanto lentamente, copiando e studiando intere partiture dei maggiori musicisti della sua epoca (ma, anche, precedenti), prendendo lezioni, frequentando musicisti; in ogni caso i risultati raggiunti sono a tutt’oggi insuperati.

Sin dalla sua prima vera opera, Die Feen (Le Fate) del 1833, di nessun successo, egli fu sempre il librettista di se stesso.

Tra il 1834 e il 1836 compose Das Liebersverbot (Il divieto di amare; conosciuta anche come Die Novizie von PalermoLa novizia di Palermo), altro pesante tonfo.

Il 24 novembre 1836 si sposò con Christine Wilhelmine “Minna” Planer e pur risultando, fin da subito, burrascoso, il loro matrimonio non fu mai sciolto, se non dalla morte della donna avvenuta nel 1866.

Dal 1837 al 1839 diresse a Riga, da dove fu cacciato in malo modo, finendo in stato di indigenza e inseguito dai creditori. Fuggì dapprima a Londra poi a Parigi, dove, tra il 1837 ed il 1840, tra debiti e frustrazioni, compose Rienzi, der Letzte der Tribunen (Rienzi, l’ultimo dei tribuni) che, rappresentato per la prima volta il 20 ottobre 1842 a Dresda, ottenne un successo trionfale. Sempre composto a Parigi, tra il 1840 e il 1841, fu Der fliegende Holländer (L’Olandese volante, conosciuto anche come Il Vascello Fantasma); eseguito per la prima volta a Dresda il 2 gennaio 1843, fu la prima vera opera “wagneriana” come la intendiamo oggi.

Nel 1843 si trasferì a Dresda, dove si impiegò come direttore d’orchestra.

Nella capitale del regno di Sassonia compose Tannhäuser und der Sängerkrieg auf Wartburg (Tannhäuser e la gara dei cantori della Wartburg; conosciuto semplicemente come Tannhäuser) rappresentata per la prima volta nella stessa città il 19 ottobre 1845. Tra il 1845-1848 compose il Lohengrin (id.), opera che racchiude alcuni aspetti del grand – opéra, senza però esserla integralmente, e che debuttò a Weimar il 28 agosto 1850.

In quegli anni, il Nostro aderì alla rivoluzione di Bakunin e dovette fortunosamente fuggire da Dresda finendo in Svizzera, ove fu ben accolto.

Come accade spesso ai grandi geni, Wagner mostrò il peggio di sé nei suoi rapporti col mondo esterno, e il meglio di sé nelle sue opere che, in quanto geniale artista a tutto tondo, senza angoli morti, modellava secondo il suo mondo interiore e la sua sensibilità. I suoi sostenitori erano coscienti di ciò e gli perdonavano molte cose, così che l’Umanità si è ritrovata con capolavori assoluti.

Tra il 1848 ed il 1852 stese, in forma completa, peraltro partendo dalla fine, l’intero ciclo poetico Der Ring des Nibelungen (L’Anello del Nibelungo, conosciuto anche come Tetralogia, è composto da un Prologo: Das RheingoldL’Oro del Reno; e tre “Giornate”: Die WalküreLa Valchiria; SiegfiedSigfrido; GötterdämmerungIl crepuscolo degli dei) e dal 1853 iniziò, stavolta dal principio, a comporne la musica.

Das RheingoldL’Oro del Reno fu rappresentato per la prima volta il 22 settembre 1869 a Monaco di Baviera senza il beneplacito dell’Autore; Die WalküreLa Valchiria, composta tra il 1854-1856, venne rappresentata per la prima volta a Monaco di Baviera il 26 giugno 1870; mentre SiegfiedSigfrido, iniziato nel 1856, venne sospeso l’anno successivo causa una gravissima crisi personale ed economica del Compositore, e ripreso nel 1869, appena tredici anni dopo (verrà rappresentato per la prima volta il 16agosto 1876 a Bayreuth)!

In quegli anni, peraltro, Wagner non rimase con le mani in mano, anzi! Tra il 1857 e il 1859 diede vita a Tristan und Isolde (Tristano e Isotta). Per anni considerata ineseguibile, l’Opera fu rappresentata per la prima volta a Monaco di Baviera il 10 giugno 1865.

 Gli anni 1862-1867 vedono la composizione di Die Meistersinger von Nürnberg (I Maestri Cantori di Norimberga), rappresentata per la prima volta a Monaco di Baviera il 21 giugno 1868.

Agli inizi del 1864 le difficoltà economiche ed umane di Wagner toccarono il massimo vertice, quando, addirittura, rischiò la galera per debiti. Tuttavia, incredibilmente, il re Ludovico II von Wittelsbach (noto anche come Luigi II) di Baviera lo accolse presso di sé, lo protesse e lo finanziò per il resto dei suoi giorni, pur tra problemi e meschinità incredibili compiute dal Nostro nei suoi confronti.

È databile in quegli anni l’inizio della relazione extra-coniugale di Wagner con Cosima Liszt, figlia naturale del compositore e pianista Franz Liszt.

Tale relazione, vissuta entrambi da sposati (lui con “Minna” Planer; lei con il famoso pianista e direttore d’orchestra Hans von Bülow, allievo di Liszt e amico personale di Wagner…), unita ad altri scandali economici e politici ancor più gravi, lo costrinsero a fuggire da Monaco per trovare rifugio, ancora una volta, in Svizzera. Qui terminò Die Meistersinger von NürnbergI Maestri Cantori di Norimberga e –quasi- SiegfiedSigfrido.  Quest’ultima Opera, in realtà, fu terminata solo nel 1874 a Bayreuth, per impedirne la esecuzione prematura da “singola”, nonostante le notevoli pressioni eserciate dal re Ludovico II di Baviera perché ciò avvenisse.

Dall’unione con Cosima, il 10 aprile 1865 nacque la loro prima figlia, Isolde; il 17 febbraio 1867 nacque la seconda figlia, Eva; e il 6 giugno 1869 il loro terzo figlio, Siegfried. Da notare come, essendo Cosima ufficialmente ancora sposata con von Bülow, i bambini furono battezzati col nome del padre “nominale” e solo negli anni successivi riconosciuti come propri figli

Nel 1866 “Minna” Planer morì e nel 1869 Hans von Bulow divorziò da Cosima. Il 25 agosto 1870 Cosima e Richard poterono finalmente sposarsi, dando a Wagner quella quasi serenità che per anni aveva vagamente inseguito.

Come ebbe a dire Franz Liszt, oramai suocero del Nostro “Cosima protegge il mondo da Wagner e Wagner dal mondo”.

Nel 1874 i coniugi si trasferirono nella lussuosa villa denominata “Wanfried” a Bayreuth, mentre, poco distante, su un pendio, fu costruito (in pietra e legno) il teatro provvisorio (ma, per fortuna, tuttora esistente!) per consentire a Wagner di ospitare il “suo” Festival delle Arti, sognato da una vita.

Nella –relativa – pace di Bayreuth, tra il 1877 ed il 1882, Wagner compose Parsifal (id.), che venne eseguito per la prima volta nel teatro “provvisorio” il 26 luglio 1882 sotto la direzione di Herman Levi. Fu un grande successo. Cosima riuscì a imporre l’esecuzione in esclusiva di Parsifal a Bayreuth, fino al 1910 circa.

Dopo aver dato alla luce questo immenso capolavoro, Wagner stesso meditò di deporre la penna o, quanto meno, di passare ad altri generi come la sinfonia. Ma pochi mesi dopo il clamoroso successo di quest’ultima sua Opera, la Vita decise per lui diversamente.

Il 13 febbraio 1883, a Cà Vendramin-Calergi in Venezia, Wilhelm Richard Wagner si spense per un attacco di cuore. Da allora riposa nel giardino della sua villa a Bayreuth, con accanto l’amata Cosima, deceduta il primo aprile 1930.

A Cosima va il grande merito di aver stabilizzato il Festival Wagneriano di Bayreuth, nonché di aver preservata e diffusa l’Opera del marito in ogni modo.

Tra le tante innovazioni wagneriane meritano di essere ricordate: la disposizione degli strumenti in orchestra; la collocazione di questa “nel golfo mistico” ovvero quasi sotto il palcoscenico, invisibile dal pubblico in Sala, ma ben visibile dal palcoscenico, ottenendo una sonorità “unica”,  il tipo di direzione della medesima; lo spegnimento delle luci e la tassativa chiusura della Sala durante l’esecuzione; il silenzio assoluto del pubblico; l’utilizzo delle luci elettriche filtrate con vari colori per illuminare la scena; le meticolose indicazioni su come debbano essere le scene e i costumi; l’uso del sipario-tenda ad apertura orizzontale in due parti, e non in salita/discesa.

Tutto questo, a quasi centoquarant’anni dalla sua morte, rende Richard Wagner incredibilmente attuale, anche per questi dettagli, per nulla secondari, tutt’ora in uso.

PRELUDIO di DAS RHEINGOLD – L’ORO DEL RENO

Come sopra accennato, Das RheingoldL’Oro del Reno costituisce il Prologo de Der Ring des Nibelungen (L’Anello del Nibelungo).

Reputo interessante riportare come sia avvenuta la genesi di tale pagina raccontata da Wagner stesso anni dopo la sua creazione.

Nel settembre del 1853 egli si trovava a La Spezia, alloggiato in un albergo su una via rumorosa. Aveva fatta una passeggiata e, tornato nella sua stanza, così ricordò:

“Mi distesi stanco morto su un duro giaciglio, aspettando il sonno lungamente agognato. Esso non venne. Caddi, invece, in una specie di dormiveglia, nel quale ebbi improvvisamente la sensazione di sprofondare in una forte corrente d’acqua. Il suo rumorio mi si determinò ben presto come un suono musicale, e precisamente l’accordo in mi bemolle maggiore, dissolto in arpeggi continuamente ondeggianti; questi arpeggi si configurarono in forme melodiche sempre più mosse, senza mai uscire dalla triade in mi bemolle maggiore che, con la sua continuità, pareva prestare una significazione infinita all’elemento in cui io sprofondavo. Con la sensazione delle onde che ora rumoreggiavano alte su di me, mi svegliai bruscamente atterrito dal mio dormiveglia. Tosto riconobbi che mi si era rivelato il preludio orchestrale de “l’Oro del Reno” quale io portavo in me senza pure averlo potuto distinguere esattamente”

Il lavoro wagneriano si sviluppò sempre attraverso cinque fasi: 1° Entwurf, cioè stesura in prosa, comunque particolareggiata, dell’argomento trattato nell’opera da realizzare; 2° Gedicht, cioè il libretto, completo di didascalie e precise indicazioni su scene e costumi; 3° Bestandteile, cioè composizione musicale, in abbozzo, dei punti salienti del futuro dramma; 4° Komposition, cioè scrittura di tutta la musica del dramma, con attenti accenni alla futura orchestrazione; 5° Partitur, ovvero la stesura completa e definitiva dell’intera partitura d’orchestra su carta a 26 pentagrammi. Di volta in volta Wagner utilizzò solo i pentagrammi corrispondenti al numero degli strumenti occorrenti, secondo un criterio di precisione ed economia musicale davvero sorprendenti!

Tale Preludio non può essere ascoltato, capito, apprezzato in alcun modo se separato da quel capolavoro letterario, musicale e filosofico che è il complesso della cosiddetta TETRALOGIA Wagneriana (L’Anello del Nibelungo per l’appunto) del quale non è solo la parte iniziale ma, direi, la base portante (come vedremo in seguito).

Così come la Divina Commedia, massimo capolavoro delle letteratura mondiale e vecchio di oltre cinque secoli rispetto all’Opera in commento, è suddivisa in tre “cantiche” – Inferno, Purgatorio, Paradiso – e ha avuto, come ha tutt’ora, una incredibile influenza sugli scrittori via-via succedutisi nel tempo, anche la Sagra scenica (Buhnenfespiel) wagneriana è ripartita in tre Giornate, precedute da una Vigilia, a formare una Tetralogia poetica, da rappresentare in quattro serate successive: Das RheingoldL’Oro del Reno, prima serata; Die WalküreLa Valchiria, seconda serata; SiegfiedSigfrido, terza serata; GötterdämmerungIl crepuscolo degli dei, quarta serata.

È molto importante precisare che la creazione di questa Opera d’arte totale (Gesamtkunstwerk) ha richiesto a Wagner qualcosa come vent’otto anni di vita, dal 1848 al 1876, dei quali neppure l’interruzione di una dozzina d’anni dedicati alla composizione di Tristan und Isolde (Tristano e Isotta) e Die Meistersinger von NürnbergI Maestri Cantori di Norimberga, è riuscita a scalfire la coerenza, la continuità e la fluidità letterarie e musicali dell’insieme, che sono rimaste uniche.

Alla prima esecuzione integrale della Tetralogia, avvenuta a Bayreuth nel 1876 con contestuale inaugurazione del Teatro provvisorio del quale si è parlato in precedenza, presenziarono, tra gli altri: l’Imperatore del Brasile Pedro II; il Granduca di Russia Vladimir Alexandrovič Romanov; il Kaiser Guglielmo I; Franz Liszt; Edvard Grieg; Pëtr Il’ič Čajkovskij; Camille Saint-Saëns; Gustav Mahler; Friedrich Nietzsche; Hans Makart, pittore alla moda; e tutto il bel mondo dell’epoca…

Assente illustre fu il re Ludovico II Von Wittelsbach di Baviera: non voleva incontrarsi col Kaiser. Rimediò assistendo estasiato al terzo Ciclo, eseguito dopo pochi giorni.

Quella Prima si rivelò un successo clamoroso, seppur non economico. Ovviamente non mancò il solito critico contestatore, Eduard Hanslick, che non lesinò attacchi al vetriolo sulla stampa, nei caffè e nelle piazze.  Per quel che valevano…

Passiamo ora all’esame del Preludio che, apparentemente, dura poco più di quattro minuti ma che, in realtà, a parer mio e non solo, è praticamente presente in tutte le quasi diciassette ore di durata dell’intera Tetralogia. Basterà infatti, dopo la fine del Crepuscolo degli Dei, passare direttamente all’ascolto del citato Preludio (inizio della Tetralogia) per scoprire quanto, dopo tante ore, la musica si presenti, pur passando attraverso infiniti temi (catalogati 157!!!) e variazioni, legata da un ben presente filo conduttore. Ovvero, qui è proprio il caso di dire che siamo davanti a “L’Anello …. (Del Nibelungo!!)”

Nella Tetralogia, Wagner ha cercato di descrivere in modo allegorico, tramite personaggi ed eventi delle leggende nordiche, sapientemente adattate dalla sua fantasia allo scopo, l’intera storia dell’umanità, dall’innocenza primordiale, alla scoperta ed esplosione dei suoi vizi e passioni, che tutto travolge e sconvolge, sino alla sublimazione finale dell’uomo stesso nella sua “redenzione attraverso la rinuncia” concetto filosofico questo che permea tutte le opere del grande genio.

Parlando dell’orchestra, seguendo le precise indicazioni dell’Autore, questa, oggi come allora, si trova a dover essere, a dir poco, grande ed impegnativa, in tutti i sensi, direzione compresa. Invero essa richiede:

Legni (o strumentini): due ottavini, tre flauti, tre oboi ed un corno inglese, tre clarinetti, un clarinetto basso, tre fagotti e spesso, un controfagotto.

Ottoni: otto corni, tre trombe e una tromba bassa, tre tromboni, un trombone basso e un trombone contrabbasso, due tube tenore e due tube basse, una tuba contrabbasso.

Percussioni: triangolo, due timpani, piatti, grancassa, glokenspiel, tamburo, tam-tam e, di seguito, nel corso dell’opera, ben diciotto incudini da fabbro.

Strumenti a pizzico: sei arpe!

Strumenti ad arco: sedici primi violini, sedici secondi violini, dodici viole, dodici violoncelli, otto contrabbassi.

Nell’orchestra richiesta dall’interpretazione dell’Anello del Nibelungo, quale sopra specificata, si trovano, inoltre, cinque strumenti che all’epoca non esistevano e che furono fatti realizzare da Wagner in persona, su sue precise indicazioni: le quattro tube (due tenore e due basse) e la tromba bassa, oltre a “suggerire” la quinta corda nel contrabbasso.

Questa pagina, di una modernità incredibile, inizia proiettandoci un mondo senza tempo ciclico, in uno spazio, un’epoca, un ambiente indefiniti, quasi di vuoto totale, nel quale, piano-piano, si va concretizzando un qualcosa fino a questo momento mai visto e conosciuto, l’esplosione della vita in tutte le sue forme!

PRELUDIO: quiete assoluta. L’Uomo, con le sue mancanze, non è ancora apparso sulla Terra e tutto è pace, armonia, racchiuso nel Seme della Vita. Il Seme della Vita è rappresentato tramite la tonica della tonalità di mi bemolle maggiore. In essa è contenuta in potenza tutta la musica possibile, l’azione e il dramma seguente. Scaturisce dalle profondissime viscere dell’Orchestra codesta tonica: otto contrabbassi in ottava, divisi in quattro e quattro; per i quattro cui è affidata la nota più profonda Wagner prescrive un mi bemolle – all’epoca difficilissimo da ottenere, in quanto il contrabbasso ha solo 4 corde – suggerendo, in tal modo la creazione del contrabbasso a cinque corde, di uso oggi quasi comune. Dopo quattro battute, alla tonica si aggiunge la quinta (in si bemolle) affidata in ottava ai fagotti, in un impasto di suoni che, così integrati, ci portano all’accordo perfetto maggiore. Ora il Seme si è aperto, la Vita comincia a sbocciare, fluendo e agitandosi sempre entro la tonica: ecco apparire l’Elemento primordiale (tema 33A) formato appunto dagli intervalli arpeggiati del sopra ricordato accordo in mi bemolle. I corni ce lo propongono, partendo dall’ottavo, con fantastiche sovrapposizioni, via-via fino al primo. Quanto alla nota fondamentale dei contrabbassi, essa rimane immobile sino a che non incomincia il coro delle Figlie del Reno, e ciò per ben centotrentasei battute! È la più lunga e ristagnante di tutta la letteratura musicale, vero prologo nel prologo. È la autentica parola originaria delle parole (Teodoro Celli).

Il citato Elemento primordiale si snoda, dunque, protendendosi dal grave verso l’acuto, e si intride subito di un certo ritmo. Vero protoplasma in suoni agli infiniti temi cui darà origine e vita, direttamente od indirettamente.

La parola ritmo – elemento base di ogni sistema musicale – proviene dal greco e significa scorrere, fluire, ondeggiare. E ciò che scorre, fluisce ed ondeggia, ricorda l’acqua. Wagner ha asserito che, se “in principio era il ritmo”, di conseguenza “in principio era l’acqua”, ovvero l’elemento base per lo sviluppo della Vita. Ecco quindi sbocciare l’Elemento primordiale (Tema 33A): dapprima dolcemente ondulante, prende piano-piano a fluire, trasformandosi via-via nella corrente vitale del Fiume. I violoncelli prima, poi le viole e i violini iniziano a tracciare una linea sinuosa, che si infittisce, fino a che appare negli archi il tema dell’ondeggiamento (Tema 95A), mentre i clarinetti fanno udire la forma B del Tema 33. È l’acqua che irrompe, che si precipita limpidissima e che tutto travolge; ed ecco apparire il fiume: è il Reno! Il flusso orchestrale via-via cresce, si gonfia, con l’accorrere di tutti gli strumenti, i quali – si noti- continuano però a suonare piano: l’onda aumenta e si dilata unicamente perché l’Orchestra si dilata, in un crescendo favoloso, come fosse un fenomeno naturale, spontaneo, quasi incontenibile …

Ora si apre il sipario ed il nostro occhio vede ciò che l’orecchio ha sinora solo udito e immaginato: il fondo del Reno. E si vedono le tre figlie del Reno: Woglinde, Wellgunde e Flosshilde (Floßhilde) che intrecciano i loro giochi natatori nel fluire dell’acqua e cantano la loro innocente melodia (Tema 46), soave ma vaga. Ma a questo punto il Preludio è formalmente finito e noi ci fermiamo qui.

Ultima nota personale, da molti condivisa:  per  rimanere tanto a lungo in un unico ambito tonale, con note tenute dai contrabbassi per ben centotrentasei battute, riuscendo ad ottenere  un insieme di suoni simile, evitando la monotonia e tenendo avvinto l’ascoltatore a tale meraviglia, occorre essere posseduti da una ispirazione così lucida e potente da sfiorare – quasi- la follia; facendoci concordare con quanto scritto da Schopenhauer, ovvero: “che genialità e pazzia abbiano un lato per cui confinano, anzi, si confondono, è stato spesso osservato!”

BIBLIOGRAFIA MINIMA:

  • “Enciclopedia della musica”, voce: WAGNER Wilhelm Richard, Rizzoli Ricordi, Vol. VI, Rizzoli Editore – Milano, 1972;
  • “Enciclopedia della Musica – Dal Secolo dei Lumi alla Rivoluzione Wagneriana”, Vol. II, Einaudi – Il Sole 24 Ore, Milano, 2006;
  • “L’Anello del Nibelungo di Richard Wagner. Guida all’ascolto” di Teodoro Celli, Rusconi Editore, Prima Edizione, Milano, febbraio 1983;
  • “Il Dio Wagner e altri Dei della musica” di Teodoro Celli, Rusconi Editore, Prima Edizione, Milano, novembre 1980;
  • “Wagner” di Robert W. Gutman, Rusconi Editore, Prima Edizione, Milano, gennaio 1983;
  • “Wagner Nights” di Ernest Newman, a cura di Daniele Spini, Castelvecchi Editore, Prima Edizione, Roma, novembre 2013;
  • “Wikipedia”, enciclopedia libera on-line;
  • “Figure della Musica”, Sciarrino
  • Altri articoli disponibili in Rete;
  • Riflessioni personali.

ESEMPI INTERPRETATIVI:

Preludio diretto da Georg Solti

Preludio diretto da Kirill Petrenko