Intervista ai fratelli Rocco Donato e Roberta Alberti

Il Circolo Fozio è lieto di ospitare Roberta Alberti.

Per la verità, questa non sarà la solita intervista: invero Roberta parlerà, oltre che di sé, anche, se non soprattutto, di suo fratello Rocco Donato, recentemente scomparso.

Innanzitutto: Roberta grazie di essere qui con noi!

Pronta a dire tutta la verità, nient’altro che la verità?

Lo Giuro!

Rocco Donato non ha potuto vedere pubblicata la sua ultima fatica, “Il petrolio di Alarico”; il libro, infatti, è uscito postumo grazie a te. Ecco: chi o che cosa ti ha spinta a portare alla luce, far conoscere ai nostri amici lettori l’Opera di tuo fratello? Solo il legame di sangue?

No! Sapevo che il romanzo aveva una valenza culturale e umana importante; sapevo anche quanta fatica Rocco Donato ci aveva messo per scrivere il manoscritto. Mentre scriveva percepivo anche i suoi stati d’animo: sento ancora oggi il suo respiro grave quando toccava alcuni punti salienti del racconto.  Tutto questo non poteva restare chiuso in un cassetto. Una voce dentro, quella interiore o, chissà, forse lui stesso, mi ha spinta ad intraprendere questo meraviglioso viaggio.

Al centro dei progetti di Rocco Donato c’era, c’è, sempre la vostra Regione. Tu che la vivi, come parimenti la viveva tuo fratello, potresti spiegare ai nostri amici lettori le differenze – se esistono –  tra l’indicarla Lucania e l’indicarla Basilicata?

Rocco amava talmente tanto la sua terra che ne sentiva il peso delle sue fragilità ma, soprattutto, dei suoi fallimenti. La Lucania per lui era la terra dei “montanari” dove la stessa terra, dai colori forti, tanto dura da lavorare, curata ed amata portava buoni frutti. Generazioni che con dignità hanno mantenuto l’originalità dei luoghi, fatto nascere arte e cultura, pur nella profonda ignoranza in senso letterale del termine, frutto dell’esperienza fondata sulle tradizioni tramandate/raccontate dai nonni ai nipoti accanto al fuoco. I Lucani per il loro carattere introverso/serio si sono sempre distinti nel mondo. Poi la Basilicata è diventata terra di conquista per molti politici, di bacino elettorale, ricevendo tanto non dando nulla in cambio, se non assistenzialismo. Regione senza infrastrutture, senza lavoro di alto livello professionale, dove c’è un’alta percentuale di giovani laureati che emigra. Zone industriali nate come funghi dopo il terremoto dell’80 da imprenditori del Nord, ora sono cattedrali nel deserto.

La Lucania era la terra degli agricoltori, la Basilicata è la terra degli operai a tempo determinato (tre mesi).

Chi ha avuto il piacere di leggere e recensire “Il petrolio di Alarico” ha offerto una duplice chiave interpretativa da dare alla parola “tesoro”, uno dei temi forti del romanzo. Esso sarebbe da intendersi non solo quello propriamente detto – oro e gioielli del defunto Re dei Visigoti – ma, altresì, quello racchiuso nella Basilicata/Lucania: petrolio, cultura, acqua. Qual era l’opinione di Rocco Donato? E la tua?

Esiste la Basilicata da scoprire, diceva, piccoli borghi animati da poche anime che tutelano come in uno scrigno le bellezze naturali, paesaggistiche, le tradizioni. Recuperando arte e cultura, molti sono diventati set cinematografici, perle non solo per i lucani ma per tutti gli italiani. L’amore per la sua terra traspare in tutte le pagine del romanzo.

Secondo me la Lucania/Basilicata tutta dovrebbe diventare “Patrimonio dell’Umanità”, tutte le regioni dovrebbero difenderla, curarla, amarla. Territorio che rinfranca non solo la mente ma anche lo spirito. 

Usciamo per un attimo dall’ambito culturale-letterario: che persona era Rocco Donato? Che hobbies aveva?

Rocco Donato era una persona semplice, molto riservata, umile, molto pragmatica eanche diplomatica. Affezionato ad i suoi piccoli rituali: la mattina, prima di andare in ufficio, ascoltava il suo programma alla radio in macchina; a metà mattinata il suo grande amico Pinuccio e un cugino passavano per condividere un goccino di caffè e fare due chiacchiere di politica e di sport. Per anni il suo hobby è stato allenare una squadra di calcio, composta da ragazzi del paese.  Rocco Donato, guardava in Tv tutti i tipi di sport; in particolare amava il calcio, era tifoso della Lazio, studiava le tecniche di gioco nei dettagli, pur non potendo più giocare da anni per un problema fisico.

In alcuni periodi dell’anno, con l’amico Pinuccio, organizzavano commedie teatrali in vernacolo. Il periodo delle prove per Rocco era faticoso ma anche divertente, rientrava a casa sempre con un sorriso. Penso che la cosa che amava di più fosse contemplare il paesaggio: faceva lunghi giri in macchina nei boschi calvellesi per apprezzarne le bellezze i colori, riconosceva anche le piante autoctone del nostro territorio … si rigenerava, ciò che osservava con meraviglia poi lo riportava nei suoi romanzi.

E sua sorella Roberta? Cosa ci puoi dire di lei (di te)?

Ragazza introversa, con la sete di sapere sempre, di conoscere, carattere forte deciso. Disponibile al dialogo, al confronto, dinamica infatti amo viaggiare, vedere posti nuovi visitare musei. Intraprendente: mi piace organizzare viaggi, attività sociali. Partecipo anche alle attività della parrocchia: infatti sono catechista. Amo leggere, ascoltare musica. Più che hobbies ho la passione per il teatro: per lungo tempo ho frequentato un corso con una compagnia teatrale a Potenza, basato sulla “ricerca scenica”; purtroppo ho dovuto lasciare, chissà forse un giorno riprenderò.

La contrapposizione Nord-Sud è, di fatto, un elemento del D.N.A. italico. Avendolo frequentato, secondo te, tuo fratello che idea si era fatto dell’argomento? E tu cosa ne pensi?

Rocco Donato ripeteva sempre la storica frase “fatta l’Italia, bisogna fare gli italiani!

Intervenire direttamente sul gene è un impresa ardua, diceva: chissà forse se la storia dell’Unità fosse stata scritta dai vinti e non dai vincitori… Se gli stessi leader avessero riconosciuto la stessa dignità a tutti gli uomini pur vivendo realtà locali differenti, se fosse stata la ricerca di un pensiero unico ad animare gli animi di chi al contrario ha preferito usurpare dei popoli, assoggettandoli al loro potere, forse la contrapposizione sarebbe rientrata immediatamente.

Io penso che le menti posso cambiare radicalmente questo modo di pensare. Purtroppo abbiamo ancora menti troppo povere di cultura e di umanità.

C’è una cosa che (ovviamente in accezione positiva) invidiavi, invidi, a tuo fratello? Di rimando, cosa ritieni lui (sempre in accezione positiva) invidiasse a te?

Di Rocco Donato ho sempre invidiato la sua capacità di memorizzare, di ricordare; ovviamente la sua cultura, che spaziava da un argomento all’altro con facilità; la sua intelligenza, la capacità di relazionarsi con tutti, la sua diplomazia.

Credo che lui, di me, invidiasse la mia energia, la voglia di fare. Molte volte mi diceva: “Calmati, dai, c’è tempo..”; e anche  la mia spontaneità.

Come abbiamo prima ricordato, hai fatto sì che l’ultimo libro di Rocco Donato fosse pubblicato postumo: possiamo aspettarci altre iniziative, altri progetti mirati a tener viva la memoria di tuo fratello?

Si! Rocco aveva scritto anche testi per canzoni molto belli, li riprenderò è lì invierò a cantautori noti che suonano musica del sud. Oltre a raccogliere e pubblicare le sue poesie scritte negli anni.

Come diceva Quello Famoso: fatti una domanda e datti una risposta.

Domanda: Come far conoscere un romanzo cosi profondamente umano?

Risposta: Purtroppo Rocco non era nessuno..  io meno di lui!

Ringraziamo Roberta Alberti per essere stata nostra ospite.

Grazie a te e a tutti per la grande opportunità che mi avete concesso.

Alla prossima!!!!

Certo!!!