Intervista a Pierluigi Senatore

 

Il Circolo Fozio è lieto di ospitare Pierluigi Senatore: giornalista, scrittore, promotore e curatore di eventi culturali, viaggiatore.

Dott. Senatore, innanzitutto: grazie per essere qui con noi! Sappiamo che il suo tempo è prezioso perciò avanti con le domande.

Lei è un giornalista affermato (è sufficiente sbirciare in Rete per farsi un’idea al riguardo). Alla luce della sua esperienza, anche osservando i colleghi, Giornalista (con la “G” maiuscola) bisogna esserlo dentro o è sufficiente farlo?

Credo che innanzitutto serva un minimo di passione e tanta curiosità. Non credo esistano Giornalisti con la G maiuscola o minuscola. Ci sono professionisti che tentano di fare bene il proprio lavoro e altri no per incapacità o semplicemente per convenienza

Oggi, soprattutto grazie alla diffusione di internet, va di moda la locuzione (ovviamente straniera, sigh) fake news, ma il concetto di notizia fasulla, artefatta, inventata, è vecchio come il mondo. Gli strumenti di difesa del Giornalista (quello con la “G” maiuscola di cui sopra) sono gli stessi di sempre (verifica accurata delle fonti su tutti) o la tecnologia imperante obbliga ad altro?

Il giornalista si può difendere in un solo modo: costruirsi una credibilità e un’autorevolezza che lo mettano al di sopra delle fake news. Ci sono giornalisti che noi leggiamo o ascoltiamo perché sappiamo che quello che ci viene raccontato è onesto (non obiettivo, l’obiettività non esiste perché tutti noi abbiamo delle radici e delle esperienze che ci hanno fatto crescere così come siamo). Se sei credibile, autorevole e coerente, le “balle” non ti creano problemi.

Altro tema da sempre delicato è il rapporto giornalismo – cosiddetti poteri forti (siano essi politici, economici o religiosi): è possibile viverlo in equilibrio o, inevitabilmente, uno dei due soggetti è costretto a piegarsi ai diktat, più o meno velati, dell’altro?

“Si piega chi si vuole piegare”

Perché giornalista?

“Perché no?”

Tizia o Tizio si rivolgono a lei perché aspirano a diventare, a loro volta, giornalisti: che consigli si sente di dar loro?

Di iscriversi a Ingegneria oppure fare l’informatico, lavoro sicuro e meno stress. Detto questo, se uno proprio ci vuole provare: la prima cosa è studiare, leggere molto, non accontentarsi di quello che ci raccontano gli altri, essere curiosi e, infine, ricordarsi che è meglio fare il bravo giornalista locale che l’inviato in giro per il mondo senza stimoli.

Lei è lo storico capo-redattore dei servizi giornalistici di Radio Bruno, importante emittente radiofonica a livello molto più che locale. Alla luce della sua esperienza, il Giornalista è sempre Giornalista o deve adeguarsi al mezzo – carta stampata, televisione, etere, Rete o altro – con il quale trasmette le sue notizie?

“Cambiano i linguaggi e i tempi, ma il lavoro è lo stesso. Il giornalista deve cercare le notizie, verificarle e cercare di farle arrivare alla gente in modo chiaro”.

Indro Montanelli, Enzo Biagi, Eugenio Scalfari, Mario Cervi, Paolo Mieli e, perché no, Maurizio Costanzo (non me ne vogliano gli altri non menzionati: questi citati sono solo i primi che vengono in mente) hanno fatto la storia del giornalismo italiano acquisendo, oltre a un meritato prestigio, anche un certo potere. Le chiedo: avendo anche lei conosciuto, intervistato e coinvolto in progetti di varia natura, personaggi importanti della politica, della cultura, dello sport, come si fa a gestire il famoso “quarto d’ora di celebrità” (anche se nel suo caso dobbiamo parlare di anni!) senza perdere la testa?

“Ci riesci se ti è chiaro un aspetto. Quando intervisti un “vip” non sei tu il protagonista. Il giornalista deve fare domande e cercare risposte. Non deve diventare una “star”. Io quando intervisto qualcuno divento una “spugna” ascolto e cerco di assorbire il più possibile per tentare di crescere”

Nicola Gratteri, Vincenzo Imperatore, per citare solo alcuni dei protagonisti del nostro tempo da lei incontrati e fatti conoscere al grande pubblico: abbiamo molto da imparare dalle loro esperienze, dal loro vivere sul campo situazioni non invidiabili. Secondo lei, l’Italia è davvero messa così male? È solo, se non soprattutto, una questione di pigrizia (mentale) a bloccare gli italiani quando si tratta di fare? Eppure siamo noti come popolo generoso e accogliente…

Siamo messi come tanti altri Paesi al mondo. In Italia forse abbiamo l’abitudine di piangerci un po’ addosso e dare sempre agli altri le responsabilità di quello che succede. Sono molte le cose che andrebbero migliorate, ma non è cercando l’uomo forte che le cose possono migliorare. Come diceva Giovanni Falcone “Che le cose siano così, non vuol dire che debbano andare così. Solo che quando si tratta di rimboccarsi le maniche ed incominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare. Ed è allora che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare”. Dovremmo lamentarci meno e fare di più. Apro una parentesi quando lei dice “siamo noti come popolo generoso e accogliente” attenzione a non cadere nella trappola “Italiani brava gente”. Noi siamo quelli che per primi hanno usato armi chimiche nelle guerre coloniali, abbiamo fatto le leggi razziali e costruito lager nella ex Jugoslavia e anche sul fronte accoglienza…

Lei ha viaggiato parecchio (a proposito: ha tutta la mia invidia per aver varcato i cancelli di Graceland a Memphis, Tennesse, U.S.A.!) e ha avuto la possibilità di vedere con i suoi occhi realtà difficili, ben diverse dalla nostra. Ora, quale Paese (o quali Paesi) si sentirebbe di indicare come viaggio istruttivo sul come effettivamente gira il mondo?

“Tutti i viaggi e tutti i Paesi possono insegnarci qualcosa. L’importante è partire senza pregiudizi e senza certa prosopopea che ci fa credere che l’Occidente debba essere un esempio per tutto e tutti”.

Secondo lei il Premio Strega, il Premio Pulitzer, il Premio Nobel per la letteratura, a tutt’oggi conservano lo spirito con il quale vennero istituiti o qualcosa, nel frattempo, si è rotto?

“Non credo nei premi in genere. Oggi lo prendi tu, domani lo prendo io.

Me too; Black lives matter; Greta Thunberg; hanno tutto da insegnarci o la verità sta nel mezzo?

Mi ripeto. Tutti possono insegnarci qualcosa, ma non dobbiamo prendere nulla come oro colato. Dobbiamo studiare, studiare, studiare.

Avendo avuto la possibilità di conoscere, intervistare, incontrare politici appartenenti a tutti i colori esistenti in natura, che idea si è fatto sul perché (in Italia) la politica sia vista e vissuta dal cittadino medio così distante dalla vita reale del Paese? Esistono correttivi o il meccanismo è talmente consolidato da ingoiare – tipo Charlie Chaplin in Tempi Moderni – chiunque gli si pari di fronte?

“I politici vivono di parole e a volte servirebbero fatti. Troppe promesse e poca sostanza”

Che cosa prova quando scrive?

“Piacere”

Quali sono, generi, autori, le sue letture preferite?

Leggo di tutto, ma amo molto la Storia sotto ogni forma dal romanzo, al saggio, alla biografia. Il libro che mi ha cambiato la vita è stato “Il deserto dei tartari” di Buzzati. Ma leggo volentieri anche Stephen King, anche se per lavoro spesso mi devo concentrare sui libri e sugli autori che dovrò presentare.

Tutti gli esseri umani hanno i propri difetti e lei, ahimè, è milanista. Ora, come si concilia l’amore per la propria squadra e il non-amore per un proprietario-presidente che ha permesso ad essa di vincere ogni trofeo calcistico nazionale e internazionale?

“Il tifo è al di fuori di ogni logica razionale”

Come ha affrontato il lock-down imposto dalla recente pandemia?

“Leggendo, scrivendo e facendo molte presentazioni in streaming”

Fake-news, lock-down, green-pass, job-act: è davvero indispensabile ricorrere a termini stranieri per indicare concetti che ben possono essere espressi in italiano?

No, ma siamo da sempre provinciali rispetto alle lingue.

Cosa si prova a passare dall’altra parte della barricata, ovvero da intervistatore a intervistato?

“Mi domando: perché qualcuno può essere interessato a quello che penso io tanto da meritarmi un’intervista?”

Chi è Pierluigi Senatore? Ha realizzato tutti i suoi sogni o c’è ancora da lavorarci?

“Se avessi realizzato tutti i miei sogni potrei morire”

Ringraziamo Pierluigi Senatore per il tempo e la pazienza che ci ha dedicato.

Alla prossima!