Intervista a Massimo Mirandola

Il Circolo Fozio è lieto di ospitare Massimo Mirandola, co-amministratore di un gruppo di lettura su Facebook (Vivo perché leggo… ma faccio anche qualcos’altro) e Autore esordiente del thriller I passi della follia – Zona buia per Balzani.

Allora Massimo: innanzitutto grazie per aver accettato il nostro invito!

Pronto a confessare ogni tuo recondito segreto?

Ho un alibi per quella sera!

Bene, allora partiamo!!!!

Dunque… Ti chiami Massimo Mirandola, eppure sul tuo profilo Facebook compare anche il nome “Walt”: come mai?

Walt l’ho aggiunto dopo aver visto il film Gran Torino. Mi sono rispecchiato molto nel personaggio di Walt Kowalski, interpretato da Clint Eastwood, è un omaggio a lui.

Come ci si sente a essere passato dall’altra parte della barricata, ovvero da “lettore” a “scrittore”? Chi o cosa ti ha spinto a tuffarti nel mondo (spietato) della narrativa? Perché hai scelto il settore “thriller”?

Mi è sempre piaciuto scrivere, a volte anche solo brevi racconti. Scrivo per me, uso la scrittura come valvola di sfogo, paradossalmente mi rilassa.
Ho scelto il genere thriller perché le procedure di polizia, la balistica e gli aspetti medico-legali mi affascinano da sempre. Nel thriller posso usare tutti questi ingredienti e decidere la storia.

Quale dei personaggi descritti ne “I passi della follia” senti più vicino al tuo modo di essere e di pensare? Al contrario, quale reputi più distante da te?

Nessun personaggio in particolare. Scrivo di getto, poi la storia muta e cambia percorso tante volte, difficile quindi immedesimarmi nei personaggi. Forse per certi versi, il commissario Balzani ha qualche sfumatura che mi avvicina un po’ a lui.

Perché Venaria come location del tuo romanzo?

Volevo una location vicino alle montagne, valli, torrenti e nebbia. Comoda e collegata con il resto del paese senza far troppa strada. Poi è a un tiro di schioppo da Torino, città che mi ha affascinato quando l’ho visitata.

Da esordiente, che cosa vuol dire scrivere (e veder pubblicato) un romanzo? Sappiamo da “fonte sicura” che quest’Opera ti ha impegnato parecchio: è così?

Non ci credo ancora! Questo romanzo è iniziato senza pretese, poi man mano che passavano i giorni, i capitoli venivano da soli, la storia continuava e ti assicuro che ci sono stati momenti in cui non avrei voluto smettere di scrivere. Confesso che quando ho digitato la parola FINE, mi è venuta malinconia, dovevo lasciar andare i miei personaggi!

È noto come, sulle pagine del Gruppo (di Facebook) tu ti diverta a “postare” colazioni alquanto invitanti. Ecco…innanzitutto complimenti per le ore antelucani alle quali ti alzi; ma la domanda è un’altra: perché lo fai (postare simili leccornie)?

Non nascondo di essere una buona forchetta, la colazione al mattino se invitante, fa sì che si inizi la giornata nel migliore dei modi. E quale occasione migliore che condividerla nel Gruppo, anche con goliardate!

Fra tante squadre (di serie A), più o meno blasonate, perché hai scelto di tifare per il Milan?

È la squadra della mia città. Sono milanista sin da piccolo, andavo a San Siro con mio nonno e mio papà. Ho vissuto in prima persona il Milan degli Invincibili, qualche giocatore l’ho conosciuto anche di persona. Era la squadra che esprimeva il più bel calcio al mondo. Basta?

Nella pagina dei “Ringraziamenti”, in chiusura al tuo libro, hai citato Elvis Presley e The Beatles: che cosa rappresentano per te “The King of Rock’n’roll” e i Fab Four?

Merito di mia mamma. Una volta, credo avessi quindici anni, mi regalò un vinile, Please Please me, da quel giorno, i Beatles fanno parte della mia vita. Stesso discorso per Elvis, ho ancora a casa a Milano i 33 giri. Adesso grazie a YouTube, li ascolto praticamente sempre.

Sei contento della tua vita o c’è qualcosa (o più cose) che vorresti cambiare?

Con il senno di poi, inevitabilmente, ci sono cose che avrei voluto evitare. Il rammarico più grosso è non essere entrato in polizia, quando mi è capitata l’occasione. O carabinieri, o niente, dissi a chi me lo aveva proposto. Mi piace la vita militare, la disciplina, e vedevo nei carabinieri questa convinzione. Poi se avessi messo firma, prima di congedarmi dal servizio di leva, 226° corso VAM, svolto in Aeronautica Militare, chissà…

Torniamo per un attimo al tuo romanzo. Marco Balzani è un personaggio, diciamo così, “scomodo”. Pura fantasia o c’è dell’altro? Secondo te è giusto che un tutore dell’ordine si comporti come fa lui?

Pura fantasia. Penso che tutto il personale delle forze dell’ordine, a costo di grandi sacrifici, mantenga una condotta irreprensibile. Come in ogni professione però ci sono eccezioni. Non bisogna superare mai quella linea che metterebbe un tutore della legge, sullo stesso piano del delinquente. Dobbiamo ammettere però che anche noi, davanti a delitti efferati o che coinvolgono minori, spesso avremmo voglia di farci giustizia da soli.

Prima ti ho chiesto perché hai iniziato a scrivere; ora facciamo un passo indietro: perché hai iniziato (e continui) a leggere?

Mi piace documentarmi, ho letto molto sull’omicidio del secolo, quello di John Fitzgerald Kennedy, e di conseguenza sulla sua presidenza, le indagini sul suo assassinio. Leggere mi rilassa quasi quanto scrivere, le due cose sono collegate. Leggo biografie, non disdegno gli storici, dal 1940 in avanti, ma anche saggi. Quando un libro mi incuriosisce lo leggo indipendentemente da come è stato categorizzato.

Champions League al Milan o “I passi della follia” primo nelle classifiche di vendita?

Abbiamo la bacheca piena di Champions League, dovrebbero fare i lavori per ampliare la sala trofei! A proposito, ho sentito che offrono la possibilità di visita a suddetta sala, vuoi farci un giro? Ti farei da cicerone!

Ringraziamo Massimo Mirandola per la disponibilità!

Grazie a te per avermi ospitato nel tuo blog.

Un saluto e un “In bocca al lupo” per il tuo libro!!!!

Viva il lupo!