Incontro con Claudio Martelli – Rassegna “Ne vale la pena” – Auditorium Biblioteca “A. Loria” – 27/10/2022

Nell’ambito della rassegna “Ne vale la pena” curata dal giornalista Pierluigi Senatore, presso l’Auditorium della Biblioteca “A. Loria” di Carpi, lo scorso giovedì 27 ottobre 2022, si è tenuto l’ultimo incontro del trittico dedicato al Trentennale delle stragi di mafia a causa delle quali persero la vita, oltre alle donne e agli uomini di scorta, i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Ospite della serata, l‘ex ministro di Grazia e Giustizia – in carica all’epoca di quegli eventi – Claudio Martelli (a sinistra nelle foto; a destra Pierluigi Senatore).


Introdotto da un rapido saluto da parte del Vice-Sindaco del Comune di Carpi, Assessore Stefania Gasparini, Martelli, nel suo intervento, ha proferito parole non certo tenere nei confronti della Magistratura…

In particolare, ricordando come Giovanni Falcone fosse, sì, magistrato ma, anche, se non soprattutto (e a differenza di moltissimi altri giudici), investigatore, l’ex ministro, chiedendosi da dove derivasse l’avversione verso Falcone (Invidia? Rancore? No, c’era ben altro), ha altresì ricordato le parole di Paolo Borsellino:

la magistratura ha iniziato a far morire Falcone nel gennaio del 1988

Che cosa si cela dietro tale affermazione? Si è chiesto l’ex ministro.

Per rispondere, Claudio Martelli ripercorre le tappe, per certi versi incredibili ma, sicuramente, dolorose che hanno costellato la vita e la carriera di Giovanni Falcone.

Giovanni Falcone sosteneva che la mafia è Stato parallelo, non un anti-Stato: ha struttura gerarchica di tipo militare, ha sue leggi, sostiene le famiglie dei carcerati, amministra (ovviamente secondo il suo interesse) la giustizia, ecc.

Comunque, nel gennaio del 1988 Falcone vinceva il cosiddetto Maxi-processo alla mafia, con relativa condanna dei vertici noti di Cosa Nostra, anche grazie all’aiuto dei “pentiti”, i cosiddetti collaboratori di giustizia.

Ecco l’inizio della fine.

Costretto a dimettersi per ragioni di salute e di età dalla carica di Capo Ufficio Istruzione di Palermo, Antonino Caponnetto indicò Giovanni Falcone come suo successore. Ma il Consiglio Superiore della Magistratura (Superiore a chi? Si è chiesto il giudice Giuseppe Ayala nell’incontro del 22 ottobre 2022) gli preferì Antonino Meli (con il tradimento di Vincenzo Geraci…). Meli, di fatto, azzerò l’opera del Pool Antimafia e contestò l’assioma di Falcone secondo il quale la mafia è organizzazione unitaria.

Giovanni Falcone è stato degradato, impedito a continuare le indagini contro la mafia, dice Martelli.

L’ex ministro ricorda come, sfogandosi con il collega Vito D’Ambrosio che cercava di consolarlo, Falcone disse:

“Non ci sarà prossima volta [con riforma del codice di procedura penale fu soppresso l’Ufficio istruzione, n.d.r.]. Mi avete crocefisso. Mi avete inchiodato come un bersaglio.”

e a Fernanda Contri, anch’ella membro del C.S.M.:

“Avete capito che mi avete consegnato alla mafia? Hanno avuto dimostrazione che anche i miei non mi vogliono”

Martelli paragona così i magistrati agli scribi e ai farisei che misero in croce Gesù; e ricorda il fallito attentato “dell’Addaura” (fatto che si avvenne alla villetta al mare che Falcone aveva affittato).

L’ex ministro ricorda poi come, anche su suggerimento del Prof. Giuseppe Di Federico, e con l’appoggio di Francesco Cossiga, all’epoca Presidente della Repubblica, portò Giovanni Falcone a Roma nominandolo Direttore Affari Penali al Ministero della Giustizia.

All’epoca Capo del Governo era Giulio Andreotti il quale chiese a Martelli: “Sei sicuro?” Risposta scontata. Sul punto Martelli ha affermato che Andreotti si mostrò “neutrale”.

Piuttosto, a domanda se è giusto associare l’attentato di Capaci alla mancata nomina di Andreotti a Presidente della Repubblica, Martelli ha risposto che non ha senso. Andreotti non sarebbe mai diventato Presidente per opposiziine dei comunisti, di essi socialisti e di parte della DC.

Richiesto circa il processo per associazione mafiosa intentato contro lo stesso Andreotti, Martelli ha detto che chi ha redatto la sentenza doveva essere un bravo architetto: assolto per i fatti più recenti ma riconosciuto amico e associato alla mafia fino al 1980 (peccato che il reato di associazione mafiosa, come detto, fu introdotto nel 1982…).

Si giunge così alla creazione della Procura Nazionale Antimafia e delle relative Procure Distrettuali. Ancora una volta Falcone viene “bocciato” come candidato a capo della Procura Nazionale e Martelli ricorda come, capeggiata da Raffaele Bertoni, all’epoca Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, la magistartura organizzò il primo sciopero nazionale contro l’istituzione della citata Procura Nazionale Antimafia.

Come sopra accennato, nel corso dell’incontro, Claudio Martelli non si è mostrato tenero nei confronti della magistratura e l’aver ricordato la “dimenticanza” del giudice Pasquale Barreca che favorì la fuga di Pietro Vernengo (imputato di 94 omicidi) ne è la prova.