Incontro con Andrea Batilla – Rassegna “Ne vale la pena” – Auditorium “San Rocco” – 06/12/2022

Nell’ambito della rassegna “Ne vale la pena” curata dal giornalista Pierluigi Senatore, si è tenuto lo scorso 6 dicembre 2022, presso l’Auditorium “San Rocco” in Carpi, l’incontro con Andrea Batilla (a sinistra nelle foto).

La serata è stata introdotta dalla Vice-Sindaca di Carpi, Assessore Stefania Gasparini (in piedi nelle foto),

la quale ha ricordato come la moda sia cultura ma, anche, fatica; di come abbia cambiato modo di vedere, di pensare di intere generazioni. La moda, ha detto Gasparini, non è solo pailettes, lustrini e influencer; essa è fatta di persone che lavorano con fatica, con costanza: il nostro territorio non deve dimenticarselo! È importante avere un pensiero critico per trasformare un concetto effimero in uno culturale: il Made in Italy è identità. Occorre interrogarsi su direttive e matrici, anche per quanto riguarda il futuro, circa il mondo della moda.

La parola è passata a Giovanni Lenzerini, Dirigente del Settore S2 “Sviluppo culturale – Promozione della città” del Comune di Carpi (a destra nelle foto)

il quale, in veste di conduttore in via eccezionale dell’evento [Pierluigi Senatore era assente giustificato causa malattia], ha chiesto a Batilla come avrebbe accolto i molti giovani presenti in sala se fossero stati suoi studenti.

Andrea Batilla: ai miei studenti dico sempre che si sono iscritti per i motivi sbagliati; che hanno fatto un errore di base. In genere, nella maggioranza dei casi, le persone tentano percorsi formativi nella moda per i motivi sbagliati, perchè hanno idee basate su quello che sentono in giro. In Italia c’è un errore, una disconnessione tra quella che è stata e quello che è la moda e quello che i giovani pensano sia il funzionamento vero. Noi siamo produttori di cose fisiche ma anche di contenuti. I giovani pensano siano cose creative e facili. La fatica che si fa nelle scuole è far capire certe cose, sul non riflettere su come si costruisce una collezione. Esempio: si parla sempre della donna “sicura”: e quella “insicura” non esiste? Le donne “sicure” devono sempre essere sexy, ma, anche, romantiche, aggressive…Invece di acquisire certezze occorre acquisire incertezze, farsi domande. C’è una complessità difficile da percorrere; questa tridimensionalità più riusciamo a farla emergere meglio è, ma è cosa che non siamo abituati a fare. Il “cosa mi metto stamattina?” è domanda oggi difficile alla quale otto miliardi di persone cercano di rispondere. Il “come mi vesto” è come voglio essere, è cosa sono.

Giovanni Lenzerini: cosa dobbiamo inventare per raccontarci, per vendere il nostro prodotto?

Andrea Batilla: recentemente a Londra sì è tenuto il British Fashion Awards, uno dei più prestigiosi premi nel mondo della moda. Ebbene, l’Inghilterra non ha più nessun pezzo produttivo nella moda, tranne, forse, Burberry. Ciò deve farci riflettere: hanno organizzato un evento spettacolare, ma dietro non c’è nulla: è solo scena. Qui, in Italia, l’ultima volta che è stato fatto qualcosa di potente è stato Donna sotto le stelle… Il discorso moda è uscito dal dibattito, dall’interesse nazionale; lo scemare dell’interesse è lento, progressivo ma non si è mai fermato. Esempio: a Milano il sindaco non è mai intervenuto alle sfilate.

Le direttive su cui lavorare sono tante ha proseguito Andrea Batilla:

1) partire da scuola/formazione. Problema: le scuole sono solo private. Avendo rette elevate, frequentarle diventa un privilegio delle classi agiate. Batilla ha portato a esempio Alexander McQueen: figlio di tassista è riuscito a sfondare nel mondo della moda. Qui da noi non sarebbe possibile: non è discorso di estrema sinistra, ha precisato Batilla, ma di sensato.

2) discorso culturale. Occorre inserire il discorso moda in tutti i “discorsi”: occorre parlarne a tutti i livelli, in tutti i “contenitori”, approcciando il tema come fosse un contenuto serio [e qui Batilla ha inveito contro Fabio Fazio per come, recentemente nel suo programma Tv, ha malissimo gestito l’intervista a Donatella Versace…]

3) dal punto di vista produttivo l’Italia è “polverizzata”, non siamo riusciti a verticalizzare il sistema produttivo/industriale, non esistono le mega imprese e questo è una ricchezza: dentro ogni territorio c’è una storia! [e qui Batilla ha citato l’esempio di Modateca Deanna vicino a Carpi].

Giovanni Lenzerini: quali sono i “saper fare” di cui c’è bisogno?

Andrea Batilla ha fatto l’esempio del Museo della moda di Anversa in Belgio come esempio di marketing territoriale.

Occorre far emergere la moda dal punto di vista narrativo. La moda deve essere un esempio di come mettere a reddito una ricchezza: è un atteggiamento imprenditoriale. Non si può cambiar niente se non si parte dalla scuola e a chi dice che occorerebbe tempo Batilla ribatte che sono sufficienti tre anni, ovvero la durata di un corso ben fatto. Il “saper fare” è una questione culturale. Più si va avanti più disincagliare il cervello di un giovane da presupposti sbagliati è difficile.

Domanda dal pubblico: come ovviare al problema della delocalizzazione delle imprese moda all’estero?

Andrea Batilla ha risposto che occorre puntare sulla qualità medio-alta, sul lusso [lasciando perdere le magliette da dieci euro..] senza diventare colonia di Louis Vuitton…

Più in generale Batilla ha sostenuto che occorrano progetti credibili, che aggreghino: sembra non ci sia più appartenenza, che non esista il concetto di fare sistema. Le cose possono partire dal basso, specie coinvolgendo gli under 30. Dobbiamo restituire quello che abbiamo preso. Dobbiamo spostare il modo in cui usiamo il linguaggio verso qualcosa che sia costruttivo.