Il tesoro della baia

“IL TESORO DELLA BAIA” di William Martin

Recensione a cura di Beniamino Malavasi.

Contrariamente a quanto si possa pensare, non è così semplice analizzare un romanzo come quello in oggetto: molte, infatti, sono le variabili, i concetti, gli “input” che emergono dal testo.

La trama è strutturata in modo classico, alternando i capitoli fra passato e presente fino all’inevitabile intersezione. E qui abbiamo un primo elemento che non convince: il ritmo. Una trama così ricca di spunti offre (o dovrebbe offrire) molte opportunità per tenere avvinto il lettore invece… complice anche la traduzione, non sempre precisa (secondo elemento che non convince), i “calando” tendono a superare i “crescendo”. E sì che in un “mix” di saga familiare, vendetta, morti, caccia al tesoro e storie d’amore come quello proposto dall’Autore, brio e “suspense” non sarebbero per nulla apparsi fuori luogo, anzi…

Discorso simile si può fare per il finale, che appare poco aderente ai personaggi così come sono stati costruiti nelle pagine precedenti. Certo, tutti gli interrogativi e tutti i dubbi vengono in fin chiariti e sciolti, eppure in quelle ultime scene il sentore di forzatura, di voler a tutti i costi prevedere qualcosa di non scontato (finendo con il deragliare dalla strada maestra), non abbandona il lettore una volta chiuso il libro.

Altro ostacolo al pieno apprezzamento del romanzo è proprio Boston, città nella quale sono ambientate le vicende narrate e che, a  ben vedere, può, senza tema di smentita, qualificarsi come la (vera) protagonista – unitamente al bramato “tesoro” – del libro. “Ostacolo” in quanto, purtroppo, non tutti i lettori hanno dimestichezza e conoscono l’evoluzione storico-urbanistica della metropoli del Massachusetts, requisito necessario per calarsi appieno nelle atmosfere descritte dall’Autore.

Ovviamente e, per fortuna, “Il tesoro della baia” offre occasioni per approfondire avvenimenti e personaggi ai più poco noti: dalla guerra anglo-statunitense del 1812-1815 (famosa in quanto un nemico esterno riuscì a colpire la Casa Bianca) a Paul Revere (celebre incisore e argentiere operante in New England fra il XVIII e XIX secolo); dal Presidente statunitense James Madison al poeta e scrittore John Milton e al suo “Paradiso perduto”.

Affrontato nella giusta ottica (e facendo attenzione ai nomi dei personaggi che via via si succedono nel corso della narrazione causa l’uso invalso nelle famiglie altolocate di tramandare di padre in figlio il proprio nome) “Il tesoro della baia” può vedersi come un affresco storico celebrante lo sviluppo e la crescita del New England in generale e della città di Boston in particolare. Una lettura che affascinerà maggiormente chi può vantare un buon grado di conoscenza della storia statunitense (e, di riflesso, quella europea-napoleonica).