Cristina Costa

AUTOBIOGRAFIA LIBRARIA DI CRISTINA

Eccomi, ci sono anche io!

Cristina Costa, 50 primavere da un mese circa, sposata e mamma felice di due figli meravigliosi, innamorata persa della mia città, Milano.

Le mie passioni non sono molte…sono tre, numero perfetto per antonomasia: buon cibo, viaggiare e leggere!

Leggo da sempre, il mio primo ricordo d’infanzia è di un lontano Natale, sdraiata a pancia in giù sul mio letto a leggere il primo libro ricevuto, Heidi.

Devo ringraziare il mio papà Bruno, che mi ha iniziato a questa passione, essendo lui un grande lettore, aperto a ogni genere.

Ho iniziato con Topolino, che leggevo insieme a lui e, poi, quando mi sono accorta che le Barbie non riscuotevano il mio interesse, forse perché fisicamente tanto distanti da me (hahaha), ho spulciato curiosa nella sua libreria e ho scoperto un mondo: Zanna Bianca, i racconti di Wilde, Ian Fleming e i suoi 007, Edgar Allan Poe, Flaubert e Maupassant, Zola…mio papà adorava i grandi classici francesi.

Io leggevo, capendo forse il 10%, ma perdendomi comunque in quelle pagine, in quei mondi, in quelle epoche.

Ora “leggo responsabilmente”, di ogni libro fermo immagini, frasi, impressioni, riflessioni, risonanze, su un quaderno e poi le condivido perché credo che leggere sia un’arte e l’arte va condivisa.

Il libro che non lascia mai il mio comodino e che leggo quando ho bisogno di ricentrarmi…Dracula di Bram Stoker!

Il libro più “difficile” che abbia letto fino ad oggi: Infinite Jest di David Foster Wallace

Il libro che non sono riuscita a finire…ma che riprenderò a breve: Il nome della Rosa di Umberto Eco

Il mio spirito guida: Italo Calvino, il suo Se una notte d’inverno un viaggiatore è il libro dove mi sono trovata descritta alla perfezione e con Lezioni americane ho radicalmente cambiato il mio modo di leggere.

E proprio con una frase di Italo Calvino concludo questa mia presentazione:

“Non resta che inventarci ognuno una biblioteca ideale dei nostri classici; e direi che essa dovrebbe comprendere per metà libri che abbiamo letto e che hanno contato per noi, e per metà libri che ci proponiamo di leggere e presupponiamo possano contare. Lasciando una sezione di posti vuoti per le sorprese, le scoperte occasionali”